I Cavalieri, con i loro sensazionali (?) trucchi d’illusionismo, tornano dopo il discreto successo del primo capitolo con quasi il medesimo cast, arricchito però dall’ex Harry Potter Daniel Radcliffe. Rispetto al precedente, un’enorme macchina vendicativa tirata su e pianificata ossessivamente al dettaglio dal conte di Montecristo di turno, si cambia davvero poco. Qui i Montecristo sono più di uno e il gioco di mosse e contromosse non fa altro che sovraccaricare la trama di colpi di scena, anche piuttosto telefonati. I caratteri dei Cavalieri, che più che moderni Robin Hood sembrano Steve Jobs durante una delle sue presentazioni per come si muovono sul palco, sono appena abbozzati poiché interessano solo il disvelamento dei trucchi (tutti in digitale e mai verosimili, come durante il furto del chip da sottrarre al super cattivo), le pseudo arti marziali e le sparizioni che vorrebbero lasciare tutti a bocca aperta. E lo spettatore non abbindolato da trucchi compiaciuti si accorge subito che la liberta dei cavalieri è fittizia: combattono un sistema in cui ognuno di noi è controllato solo per essere al giogo di un altro: il salvifico Occhio, francamente risibile per come è presentato. Di questo sequel, non se ne sentiva davvero il bisogno. (mc)