INDIVISIBILI

(Regia: Edoardo De Angelis, 2016, con Marianna Fontana, Angela Fontana, Antonia Truppo, Massimiliano Rossi, Peppe Servillo)

INDIVISIBILI

Dopo il grottesco Mozzarella Stories e il noir iperstilizzato Perez., Edoardo De Angelis racconta la storia di Dasy e Viola, due gemelle siamesi sfruttate da chiunque: ma una delle due vede nella loro separazione la rottura da questa condizione genetica-esistenziale. Allegoria efficace della purezza e di una provincia che ormai mercifica tutto ciò che ha perso (dalla fede ai sentimenti) con le tristi conseguenze del caso, il film, come anche l’ultimo Gaudino, è una disperata riflessione su cosa significa emanciparsi per una donna, e mette sul tavolo le tematiche più disparate: l’amore tra sorelle, la mancanza di fede (sintetizzata nel simbolo iniziale di una statua della Vergina Maria immersa nella sabbia, nonché nella stupenda e anti-mistica sequenza della processione), lo squallore degli ambienti suburbani mostrati dal regista senza alcuna paura di sporcarsi le mani col kitsch, data la sincerità dello sguardo. Recitazione sottotitolata più vera del vero con personaggi che sanno farsi amare, musiche pertinenti di Enzo Avitabile che ben si addicono ai luoghi filmati: opere come queste fanno ben sperare visto lo stato in cui versa il nostro cinema. Tra periferie campane come non se ne vedevano dai primi Piscicelli e un personaggio che si chiama Marco Ferreri (e qualcuno ha parlato di omaggio a La donna scimmia, ma sarebbe forse più pertinente Freaks di Tod Browning), fino a un finale (coincidenza?) che ricorda il poco visto Rams: la cinefilia è presente ma, nello stile ormai maturo del regista, quasi impercettibile e usata per aprire vie inaspettate all’interno del racconto. (dv)

voto_4