OUIJA: L’ORIGINE DEL MALE

(Regia: Mike Flanagan, 2016, con Elizabeth Reaser, Annalise Basso, Lulu Wilson, Henry Thomas)

OUIJA: L’ORIGINE DEL MALE

Arduo compito quello del regista Mike Flanagan: girare un antefatto all’insulso horror Ouija (2014) sotto l’egida “mainstream” dei produttori Michael Bay e Jason Blum, rispettando mitologia e basi del prototipo così come quelle dell’omonimo gioco da tavolo targato Hasbro. Eppure il prolifico Flanagan, pur muovendosi all’interno di un meccanismo industriale e con innumerevoli costrizioni (le stesse che probabilmente hanno affossato il precedente, ambizioso quanto fallimentare, Somnia) riesce a tirarne fuori un lavoro “personale”, che dimostra una volta di più (si vedano gli ottimi Oculus e Absentia) la capacità del regista di operare con intelligenza all’interno del genere horror, senza riciclarne pedantemente le caratteristiche come un James Wan del caso. Ouija: L’origine del male (che si ricollega alla precedente pellicola solo tramite un’insulsa sequenza post-credits) è un horror gotico in piena regola, in cui la casa dove vivono le tre protagoniste, madre e due figlie, diventa il canalizzatore di un passato minaccioso e traumatico che non vuole saperne di rimanere sopito e nascosto nel seminterrato. Dove sarebbe meglio non spalancare la porta sull’altrove e l’ignoto. Dove i morti giocano con i sentimenti dei vivi nello stesso modo in cui la finta medium Alice Zander (Elizabeth Reaser) pensa caritatevolmente di ripagare le aspettative dei suoi avventori. E in cui nemmeno la forza dell’amore del matriarcato che abita la magione può nulla. Nel teatrino della paura di Flanagan il “trucco” diventa quindi una chiave di lettura nemmeno troppo implicita, in cui acquistano senso la fotografia slavata e vintage, corretta in post produzione (con tanto di falsi “agganci” tra un rullo e l’altro della “pellicola”), così come il vecchio logo Universal che apre il film. Senza arrovellamenti cervellotici o autoriali, ma sempre all’interno di un contesto di cinema popolare che intrattiene, fa genuinamente paura (occhio alla citazione de L’esorcista) e in ultimo riesce anche ad essere struggente. Una bella sorpresa. (ap)

voto_4