ROSSO ISTANBUL

(Regia: Ferzan Özpetek, 2017, con Halit Ergenç, Tuba Büyüküstün, Nejat Isler, Mehmet Günsür, Çiğdem Selişik Onat, Serra Yilmaz)

ROSSO ISTANBUL

Lo scrittore Orhan Sahin, ormai espatriato e diventato editore a Londra, torna dopo molti anni nella natia Istanbul su invito del regista e amico Deniz Soysal, che vuole un aiuto per completare il suo primo romanzo. Poco dopo il regista scompare misteriosamente, come Lea Massari in L’avventura: per Orhan l’immersione nell’atmosfera della città e nella vita degli amici avrà il sapore di una ricerca del tempo perduto che gli farà comprendere e riconsiderare molte cose. Il regista di Il bagno turco e Saturno contro torna a girare in patria sulla scorta di un suo libro uscito nel 2013. Lo sguardo finisce con l’essere compiaciuto e poeticistico, malgrado o forse proprio a causa delle ambizioni dell’opera: tra riferimenti altissimi e improbabili, epifanie senza parole, incanti dei panorami della città e dialoghi sentenziosi che sfiorano i limiti del ridicolo involontario, Rosso Istanbul rimane sepolto sotto la pretenziosità del non detto e l’albagia di quanto viene invece espresso. E non basta certo accennare al dramma dei curdi, in forma peraltro superficiale e sbrigativa come si trattasse di un pedaggio dovuto, per salvare il film dal naufragio. (dz)

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