L’INFANZIA DI UN CAPO

(Regia: Brady Corbet, 2015, con Tom Sweet, Liam Cunningham, Bérénice Bejo, Robert Pattinson, Stacy Martin)

L’INFANZIA DI UN CAPO

Dalla creazione, nel 1919, alla firma del trattato di Versailles, per narrare, in tre capitoli, della genesi del fascismo e di un delirio di onnipotenza. Alla sua opera prima, Brady Corbet si ispira a John Fowles e a un racconto di Sartre (da cui il film prende il nome), dimostra di possedere una personale cifra stilistica piuttosto eclettica, dirigendo tutt’altro che il solito film midcult in costume, ma un complesso romanzo di formazione (con finale a sorpresa) in cui le ombre della Storia (quindi della politica e della religione), si intrecciano con la straniante poesia dei turbamenti sessuali, che è anche allegoria del potere. Una volta tanto, le sinuose panoramiche e la fissità dei piani sequenza sono funzionali a rendere un senso di crescente angoscia che permea l’intero film e, nei toni della fotografia, si manifesta la riuscita assimilazione dell’attrettanto ellittico Sotto il sole di Satana (capolavoro che Corbet ha elencato come ispirazione insieme ad altri quattro film): ma sarebbe stato fuori dal tempo anche negli anni 70. Una fugace uscita estiva, con due anni di ritardo dai due premi a Venezia, testimonia di nuovo la schizofrenia dei distributori nostrani. Chi lo vedrà? Colonna sonora del geniale Scott Walker. (dv)

voto_4