L’ATELIER

(Regia: Laurent Cantet, 2017, con Marina Foïs, Matthieu Lucci, Warda Rammach, Issam Talbi)

L’ATELIER

Un laboratorio di scrittura creativa condotto da una scrittrice di successo: è l’occasione in cui si incontrano Antoine e alcuni altri giovani a La Ciotat, sullo sfondo dei cantieri navali un tempo fiorenti. Le riunioni quotidiane del piccolo gruppo di lavoro sfociano in discussioni accese che toccano il vissuto dei ragazzi, ma inquietano anche la scrittrice, insieme affascinata e spaventata da Antoine. Non molti anni fa si sarebbero fatti discorsi sulla lotta di classe e paragonati tra loro gli atteggiameni della borghese e altera Olivia e dell’adolescente “proletario”. Ma al di là degli anacronismi, di fatto, la mancanza di un criterio per interpretare la realtà è al centro del discorso di Cantet che assieme al sodale Robin Campillo cerca di cogliere il sentimento confuso che anima i giovani uomini alla ricerca di identità, pronti a farsi irretire da estremismi di facile presa. Il meccanismo del workshop di scrittura per giovani dotati è però un po’ goffo (ben altrimenti rispetto al magnifico À Voix Haute – La Force de la Parole (2017), applaudito e premiato in Francia ma inedito in Italia) e si risolve in maniera monocorde; e più che stimolare alla riflessione su ciò che i ragazzi sentono e pensano, L’atelier dà l’impressione di mostrare solo ciò che ne pensa Cantet. Il quale, dopo il bellissimo La Classe, sembra aver perduto lo smalto. (dz)

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