DIO È DONNA E SI CHIAMA PETRUNYA

(Regia: Teona Strugar Mitevska, 2019, con Zorica Nusheva, Labina Mitevska, Simeon Moni Damevski, Suad Begovski),

DIO È DONNA E SI CHIAMA PETRUNYA

Uno dei meriti storici del TFF sta nel supporto e nella ricerca costante di nuovi talenti. Da qui la scelta di inserire in selezione nel Concorso principale solo le opere prime, seconde e terze. Del resto la manifestazione sabauda, divenuta negli anni una delle più importanti rassegne cinematografiche del panorama italiano, aveva debuttato nel 1982 come Festival Internazionale Cinema Giovani per poi trasformarsi in Torino Film Festival. Quest’anno all’interno della sempre ricca e variegata sezione denominata Festa Mobile è stata inserita una retrospettiva dedicata alla regista macedone Teona Strugar Mitevska. Nata a Skopje nel 1974, ha debuttato alla regia nel 2004 e nell’arco di quindici anni ha scritto e diretto cinque film, tutti presenti alla 37ma edizione del TFF. Col suo ultimo lavoro, Dio è donna e si chiama Petrunya, ha ricevuto riconoscimenti all’ultima edizione della Berlinale che l’aveva già ospitata in precedenza. Petrunya ha 32 anni, vive con i suoi genitori e non è ancora riuscita a trovare un impiego e una propria collocazione nel mondo. Dopo un colloquio di lavoro umiliante e mortificante si ritrova casualmente nel mezzo dell’annuale cerimonia religiosa del suo paese in cui una croce di legno viene lanciata nel fiume. Chi si getta in acqua e la recupera per primo avrà un anno di prosperità e felicità. Petrunya decide di partecipare al rito, per tradizione riservato ai soli uomini, e riesce a recuperare la croce, suscitando grande scandalo e scalpore nei suoi compaesani che pretendono che vi rinunci e la restituisca alla chiesa. La protagonista, ben interpretata dall’attrice esordiente Zorica Nusheva, compie un atto di ribellione nei confronti dello status quo. Un gesto simbolico, di rottura rispetto a un ordine precostituito rappresentato da una società patriarcale, sessista e maschilista in cui le istituzioni civili, politiche e religiose vanno a braccetto nel ghettizzare e sminuire le donne, confinandole in ruoli minori e incarichi di secondo piano. Ben diretto, scritto con intelligenza e ironia, ambientato nell’arco di una giornata, principalmente nel commissariato di polizia in cui viene condotta Petrunya per indurla e forzarla a restituire la croce, il film ha uno sguardo e una sensibilità tutta al femminile che convincono e riescono a far breccia anche nel pubblico maschile disposto a mettersi in gioco e riflettere sulle disparità di genere che tuttora attanagliano la nostra società. Il film uscirà sui nostri schermi il 12 dicembre per merito di Teodora. (bs)

voto_4