DAYS

(Regia: Tsai Ming-liang, 2020, con Lee Kang-Sheng, Anong Houngheuangsy)

DAYS

Fedele alla propria dichiarazione che Stray Dogs è stato il suo ultimo lungometraggio narrativo, Tsai negli ultimi anni ha dato vita a una produzione estremamente variegata più vicina al museo che alla sala cinematografica. Days non fa eccezione soprattutto se se ne conosce la genesi: è nato come il montaggio di diverse riprese anche distanti diversi anni l’una dall’altra fatte ai due attori protagonisti. Solo quando l’insieme sembrava avere una continuità narrativa, il regista ha cercato finanziamenti integrando poi con del materiale girato appositamente. La decisione sensata di eliminare qualsiasi dialogo non è semplicemente giustificata dalla scelta del found footage, ma anche per la suggestione che viene a crearsi da questa poetica tramite la grande densità sia della colonna audio (piena di dettagli, che riesce a passare dal silenzio assoluto al rumore insostenibile) che di quella video (dove l’inquadratura ha una composizione mai lasciata al caso). Pur non mancando rimandi ad altre opere di Tsai, come il Lee Kang-Sheng sofferente che avevamo già visto ne Il fiume (1997), alla fine l’elemento che colpisce di più è nelle inedite connessioni di elementi ultra-contemporanei (i luoghi, l’immagine ad altissima definizione) con altri smaccatamente vintage (l’uso di una canzone d’epoca). Quest’anno a Venezia di Tsai si è poi visto il corto The Night, fatto di inquadrature fisse ad una Hong Kong di notte (girate nel 2019) che, come già The skywalk is gone, si chiude con una canzone pop cinese d’epoca. In Days, alla solitudine dei due amanti nella metropoli fa da colonna sonora il tema di Luci della ribalta, film che fu il canto del cigno di un mondo legato a un certo cinema comico. Non sappiamo se Tsai girerà un altro film narrativo, di certo nel suo discorso di grande contemporaneità sull’interazione tra paesaggio e sentimenti, è un piccolo miracolo che passato e presente riescano a trovare un’inedita unione. (dv)

voto_4