MIA

(Regia: Ivano De Matteo, 2023, con Edoardo Leo, Greta Gasbarri, Milena Mancini, Riccardo Mandolini, Alessia Manicastri, Giorgio Montanini, Vinicio Marchioni)

MIA

Mia è una ragazza romana di 15 anni, allegra e piena di vita. Frequenta il secondo anno al liceo classico, gioca a pallavolo ed esce con le amiche del cuore. Una ragazza normale, come tante, amata e protetta dai suoi genitori. Un giorno Mia s’invaghisce di un ragazzo più grande di lei, morboso e manipolatore, destinato a turbare e sconvolgere la sua vita e quella dei suoi genitori. Cos’è lecito mostrare quando si sceglie di raccontare una storia di amore tossico? Fino a che punto è giusto spingersi quando si affrontano tematiche spinose e di scottante attualità come il revenge porn o la triste condizione degli hikikomori? Il regista Ivano De Matteo, autore della sceneggiatura assieme a Valentina Ferlan da un soggetto di Edoardo Leo, mostra preoccupanti segni di cedimento già nella prima, peraltro più centrata e riuscita, parte del suo nuovo film (lo schiaffo rifilato dal padre al ragazzo della figlia la prima volta che s’incontrano, il sangue in primo piano dopo il rapporto sessuale). Nella seconda parte Mia si sfilaccia e perde compattezza, le scene madri prendono il sopravvento (il tentato suicidio della ragazza dalla finestra, con la madre che si precipita per strada e urla guardando in su, a favore della macchina da presa che è rimasta morbosamente posizionata lassù in alto). De Matteo sente il dovere di mostrare proprio tutto, con una sgradevolezza che non fa sconti a nessuno, che si tratti del pubblico o dei suoi personaggi ridotti a macchiette e privati di una necessaria caratterizzazione e di adeguato scavo psicologico, senza porsi tanti problemi sul piano etico e senza un barlume di lucidità e sobrietà sul piano narrativo. De Matteo non sembra conoscere il valore del fuori campo, decide di riprendere e filmare ogni cosa, finanche la più gratuita e sgradevole, con mano greve e pesante. Nello sviluppo narrativo, con un crescendo un po’ forzato, esibito e ostentato, tralascia anche di curare la direzione degli interpreti, mandando allo sbaraglio Leo che, oltre a eseguire gesti incomprensibili e azioni eccessive, finisce per andare in overacting, erodendo credibilità e spessore drammaturgico al personaggio che nella prima parte aveva ben delineato. Il cinema medio italiano continua a sfornare prodotti che spesso hanno alla base idee valide e spunti interessanti, come lo stesso Mia o il recentissimo Delta, sviluppati però in malo modo, con poca cura e attenzione ai dettagli, senza avere alle spalle una regia solida e una sceneggiatura efficace e compatta. (bs)

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