PRIGIONE 77
(Regia: Alberto Rodríguez, 2022, con Miguel Herrán, Javier Gutiérrez, Jesús Carroza, Catalina Sopelana, Fernando Tejero, Xavi Sáez)
1976, la Spagna è appena uscita dall’ombra di Franco, ma non del tutto dalla dittatura: Manuel (Miguel Herrán), un giovane contabile, viene arrestato e tradotto nel carcere La Modelo di Barcellona per un ammanco in azienda del quale non si ritiene il vero responsabile. Non sentendosi affatto simile agli altri prigionieri, pensa di essere destinato a uscire presto e si comporta in maniera inizialmente sprezzante, ma non conosce la vera natura dell’ambiente in cui si ritrova. Sarà l’inizio di una personale odissea e di una presa di coscienza fatta di percosse e sevizie da parte dei secondini, tentativi di costituire un sindacato con a cuore le sorti dei detenuti, rivolte e rivendicazioni di giustizia e di democrazia quasi sempre frustrate fino all’inevitabile tentativo di evasione insieme al carismatico Pino (Javier Gutiérrez). Un film del filone carcerario che non si discosta certo dai modelli del genere (soprattutto americani, però non andrebbe scordato il precedente di Cella 211, trionfatore ai premi Goya nel 2010), ma che il regista di La Isla Minima – uscito anche da noi – e del bel Grupo 7 riesce a condurre con mano salda e buona progressione drammatica e psicologica, come si sarebbe (ben) detto una volta. Il periodo della transizione democratica ne esce per l’ennesima volta come il tempo di una zona grigia ancora segnata dalla prevaricazione e del braccio di ferro tra gli aspiranti alla piena legalità e all’amnistia e i fautori di brutali metodi dittatoriali. Piace inoltre la messa in scena, stretta tra gli interni spogli, le mura del penitenziario e le case del quartiere circostante: il carcere, oggi un centro culturale non lontano da Plaça de Catalunya e dal Camp Nou, ha ospitato detenuti fino a pochi anni fa. Un po’ appiccicata la storia d’amore con la studentessa, che però provvede a un minimo alleggerimento nel finale. Distribuisce Movies Inspired, purtroppo le copie non sono molte, ma vale la pena cercare il film. (dz)
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