COME PECORE IN MEZZO AI LUPI

(Regia: Lyda Patitucci, 2023, con Isabella Ragonese, Andrea Arcangeli, Carolina Michelangeli, Gennaro Di Colandrea, Clara Ponsot)

COME PECORE IN MEZZO AI LUPI

Stefania è una poliziotta sotto copertura col nome di Vera in una banda di criminali serbi. Per un colpo a un furgone portavalori si uniscono al gruppo due ex carcerati italiani, Gaetano e Bruno. Quest’ultimo è il fratello minore di Stefania, in cerca di soldi per andarsene lontano e portare con sé la figlioletta, per salvarla dalla madre disturbata e alcolizzata a cui è stata affidata. L’ingresso nella banda di Bruno rischia di mettere a repentaglio la copertura di Stefania e la vita di entrambi. La Groenlandia di Matteo Rovere continua con merito e coraggio a puntare sul rilancio di generi cinematografici, in questo caso il poliziesco, esclusi e ignorati da tempo, salvo rare eccezioni, dal nostro cinema. I risultati, restando all’ultimo anno, sono altalenanti, si passa dal riuscitissimo e ispirato Mixed by Erry al deludente e inconcludente Delta. Il livello qualitativo torna nuovamente ad alzarsi, confermando di fatto questo trend, in Come pecore in mezzo ai lupi, poliziesco ruvido e brutale caratterizzato da toni cupi e atmosfere ansiogene e opprimenti. Lyda Patitucci, al suo esordio dietro la macchina da presa dopo essersi fatta le ossa come regista di seconda unità sempre nella factory di Matteo Rovere in Veloce come il vento e Il primo re, dimostra di possedere piglio e personalità, particolarmente a suo agio nell’orchestrare le scene d’azione. Un film di genere tutto al femminile, con al centro un’efficace e ispirata Isabella Ragonese che conferma nuovamente la sua bravura e duttilità. Il personaggio di Stefania/Vera è ruvido, aspro e dolente, in fuga da un passato familiare caratterizzato da un rapporto difficile e conflittuale col padre predicatore che presenta forti similitudini e analogie con la figura del boss a capo della banda di spietati malviventi in cui si ritrova infiltrata. Buona la prova di Andrea Arcangeli nel ruolo di Bruno, il fratello pregiudicato che la poliziotta ha perso di vista da anni, finito quasi per caso o per sbaglio in mezzo ai lupi famelici. Dopo la riuscita e il recente successo di L’ultima notte di Amore, c’è solo da essere lieti per l’arrivo in sala di un altro poliziesco teso, secco e spietato, lontano dal piattume e dall’anonimato della fiction da prime time Rai-Mediaset. Purtroppo il film, uscito a metà di un torrido luglio con molti circuiti già chiusi per ferie, è passato inosservato nelle poche sale che lo stanno programmando. L’ennesima conferma del sostanziale fallimento di Cinema Revolution, l’iniziativa che prevede il biglietto ridotto per tutta l’estate per i film italiani ed europei. Il fatto che nella top ten dei maggiori incassi di questo periodo figurino quasi soltanto film americani la dice lunga su come sia stata concepita e strutturata male l’iniziativa. (bs)

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