DIABOLIK – CHI SEI?
(Regia: Manetti Bros., 2023, con Giacomo Gianniotti, Miriam Leone, Valerio Mastandrea, Monica Bellucci, Pier Giorgio Bellocchio, Massimiliano Rossi, Carolina Crescentini, Barbara Bouchet)
Diabolik ed Eva Kant progettano l’ennesimo colpo sofisticato e brillante, ma stavolta il caso è in agguato: proprio durante il furto, una banda di rapinatori che sta terrorizzando Clerville fa irruzione nell’istituto bancario dove si trovano le monete che i due amanti ambiscono trafugare e manda a monte tutto. Nel parapiglia che ne segue Diabolik cerca di rintracciare i banditi e si ritrova nella cantina di una villa, legato come un salame e faccia a faccia con l’ispettore Ginko che aveva a sua volta fiutato una buona pista grazie anche all’aiuto del fedele sergente Palmer. Con i criminali che pensano a come eliminarli senza trovarsi addosso la polizia, la loro salvezza dipende così dall’unione delle forze delle rispettive amanti, Eva e Altea. Ma intanto i due hanno tempo per le rivelazioni sul passato oscuro del Re del Terrore. Nessuna reale novità per la conclusione della trilogia dedicata al genio della rapina creato dalle sorelle Giussani: i Manetti si muovono su un crinale molto ben consolidato in cui Giacomo Gianniotti, dopo un primo film di rodaggio, ha ormai preso agevolmente il posto di Luca Marinelli, protagonista del primo episodio della trilogia. Mentre l’amore per i dettagli e la cinefilia elaborata e appassionata degli autori di Zora la Vampira funzionano da cerniera di trasmissione dello spirito retrò con cui è nato il progetto, c’è da notare quanto la dilatazione dei tempi suoni questa volta piuttosto importuna. Ad una prima metà arrembante e arguta farcita di rimandi al poliziottesco segue infatti una lunga sospensione narrativa nella seconda parte, incentrata sul racconto della giovinezza di Diabolik e sulla sua iniziazione al crimine. Il racconto supera così le due ore e diluisce un po’ dell’adrenalina della scrittura e del piacere fugace dei particolari che i registi tanto amano elargire. Un problema non nuovo per gli autori, ma anche questo terzo capitolo rimane un prodotto più che dignitoso, esempio di produzione alternativa che meriterebbe spazio rispetto alle prosopopee autocelebrative di Marvel e affini. (dz)
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