Sign In

Lost Password

Sign In

BURYING THE EX

BURYING THE EX

Diretto Da: Durata: Con: , , Paese: Anno:

burying-the-ex-ashley-greene-eating

Burying (the) sadness.

Joe Dante con Burying the Ex, attraverso un canovaccio iperbasico (quasi pretestuoso) da rom comedy ibridata di zombie movie, ci ricorda (di nuovo) il suo amore per certo cinema di genere dei tempi andati. La pellicola – passata allo scorso Festival di Venezia e ancora inedita nelle nostre sale, chissà per quanto – trova la sua forza nella naiveté del suo autore, che a quasi settant’anni sembra in possesso ancora di uno sguardo di tale limpidezza fanciullesca da suscitare tenerezza, e tuttavia è ancora capace di alcune stoccate dissacratorie, in questo caso nei confronti dei sostenitori di certe sottoculture, come i vegani e i fanatici dell’ecosostenibilità, e soprattutto è consapevole e fiero di essere rimasto tutto sommato fedele ai suoi vecchi stilemi e alle sue arcinote ossessioni.

Burying the Ex è una boccata d’aria fresca, un piccolo film dotato di un’invidiabile leggerezza d’animo, una favola gentile e appassionata priva di borioso e sterile citazionismo, per quanto l’intero film sembri un mercatino delle pulci con poster e locandine di b-movie d’epoca (perlopiù italiani) disseminati ovunque; e inoltre omaggia maestri dell’horror statunitense come Romero (la proiezione a cielo aperto di La notte dei morti viventi è lo sfondo di un appuntamento galante) e riesuma reperti archeologici come Ho camminato con uno zombie di Jaques Tourneur. Insomma, un’operazione-nostalgia magari un po’ ovvia, che ci si aspettava da un regista come Dante, ma a suo modo toccante e dissetante.

Dante non sarà più corrosivo come una volta, forse i tempi non glielo permettono più, o forse non è più tempo di affabulare con il fare sornione e romantico di lavori come Matinée (il suo film più nostalgico, un monumento a certo cinema che fu); ma non si sente (troppo) la mancanza della sua mano di allora, giacché il suo modus operandi non appare affatto fuori dai solchi stilistici e narrativi odierni, di conseguenza egli riesce ancora a farci invaghire delle sue storie, dei suoi personaggi, del suo “cinema-memorabilia”.

Dante, il brillante alfiere di quel cinema americano che durante gli anni ottanta e (primi) novanta faceva della gioiosa e furfantesca contaminazione dei generi la sua bandiera – assieme ad un altro autore oramai scomparso dalle scene come John Landis – prosegue quindi il suo percorso piuttosto incurante delle mode e allo stesso tempo senza troppo rifarsi alle sue opere passate. In Burying the Ex la tristezza non è proprio contemplata, non c’è cinefilia nostalgica né il retrogusto angoscioso che l’ombra incombente della guerra atomica dei primi anni sessanta ritratta in Matinée gli imponeva. Non ci sono nemmeno la ferocia iperbolicamente dissacrante dei due Gremlins o l’arguzia (mascherata) di The ‘Burbs: lo spirito di fondo di Burying the Ex è sereno e rinfrescante come un avvolgente cielo notturno sopra un cinema all’aperto, in cui magari si sta proiettando un film di Mario Bava o, perché no, il classico romeriano (un po’ ingiallito). E a noi basta.

voto_3

Fabrizio Catalani
Ha fatto e fa cose che con il cinema non c'entrano nulla, pur avendo conosciuto, toccato con mano, quel mondo, e forse potrebbe incontrarlo di nuovo, chi lo sa. Potrebbe dirvi alcuni dei suoi autori preferiti, ma non lo fa, perché non saprebbe quali scegliere, e se lo facesse, cambierebbe idea il giorno dopo. Insomma, non sa che dire se non che il cinema è la sua malattia, la sua ossessione, e in fondo la sua cura. Tanto basta.