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La Villa foto2

Ritorno all’identico.

Solamente una parte dei film di Robert Guédiguian ha trovato la via della distribuzione nel nostro paese e se non vado errato era dal 2010 quando uscì Le Nevi del Kilimangiaro (di cui infatti ho memoria già molto sbiadita, al punto che ho dovuto andare a consultare un annuario per ricordamene meglio) che uno dei suoi lavori non varcava le Alpi per prendere la strada delle sale italiane.

Poco male, si potrebbe dire: la presenza dei suoi attori feticcio fa sentire sempre a casa e il conforto di ritrovare storie con i medesimi risvolti e umori di fondo non fa mai perdere il senso di un cinema come quello del regista di Marsiglia. Un cinema che in La Casa sul Mare si dichiara difatti, e con candore, del tutto nostalgico: lo spezzone di Ki lo sa? (1985) in cui ritroviamo più giovani Ascaride, Darroussin e Meylan si impone in questo senso come malleveria per il comportamento dei personaggi, a cui il regista si rivolge con solidarietà e comprensione anche nelle loro ruvidezze (così umane e sensate, no? viste le amarezze provate nella vita). Un film che però, dietro la sua apparente semplicità (fragilità?) camuffa un animo pugnace, una pretesa di veridicità che gli viene da una sicumera che è insieme tematica e stilistica.

Nei film di un autore che dà l’idea di voler coniugare il fraseggio di Eric Rohmer e la rabbia più o meno sorda di Ken Loach in un afflato di portata definitiva, la carne della politica – con i brandelli intellettuali della lotta di classe e le tristi considerazioni di inattualità che sgorgano dai discorsi dei tre fratelli – ha la meglio sullo spirito, qualsiasi sia il punto di vista che si assume. L’oppressiva teatralità della messa in scena che la baia in cui è girato il film ribadisce nei non rari totali (che a volte sono scorci paesistici solo per mestiere registico, ma finiscono con aver valore di chiusura, e non di apertura) è il sintomo dell’aspirazione al discorso argomentato sul presente: ma ne fanno le spese proprio quei deboli che premono a Guédiguian. Non è difficile accorgersi che mentre le vicende dei tre fratelli benestanti si sciolgono per la maggior parte in un nulla di fatto che ne sostiene sia la boria intellettuale che il pietismo sentimentale verso gli ultimi, gli episodi meno convincenti di tutto il film, guarda un po’, sono proprio quello dei due anziani che scelgono di andarsene insieme e quelli che vedono protagonisti i piccoli immigrati nella parte finale.

La questione spinosa, a scanso di equivoci, non è nelle mire di Guédiguian a descrivere e stigmatizzare i problemi, gli enigmi e le contraddizioni dell’oggi. Ma nella sua incapacità a farlo senza usare gli strumenti del passato, senza smettere di tanto in tanto e almeno in una certa misura il suo armamentario stilistico, che finisce (se non altro qui) per favorire i toni melliflui e predicatori e banalizzare i drammi. Una ronde come quella di Angèle, Armand e Joseph, i tre fratelli al centro di La Casa sul Mare, non fa che tornare sull’identico, un po’ idealizzando e un po’ protestando la propria dignità, ma senza confrontarsi veramente con il tempo nuovo, come si vede anche nelle incomprensioni con i gendarmi. Più che al diario di una nobile e orgogliosa sconfitta, La Casa sul Mare assomiglia purtroppo a un cahier des doléances, quello di chi è incapace di trovare un modo nuovo di dire le stesse cose di prima.

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Denis Zordan
Il Matrimonio di Maria Braun di Fassbinder ha mutato un liceale snob e appassionato di letteratura in un cinefilo, diversi lustri fa. Da allora i film sono stati tanti e le folgorazioni moltissime: da Heat di Michael Mann (“Il” film) agli heroic bloodshed di John Woo, passando per valangate di pellicole orientali e la passione per il cinema di Fritz Lang, Jean-Pierre Melville, Alfred Hitchcock, Werner Herzog, oltre che per i thriller e gli horror. Ha scritto per Cinemalia, The Reign of Horror, CineRunner. “Il Bel Cinema”, di cui è il fondatore, ha l'ambizione di mettere un po' di ordine nella sua gargantuesca voracità: ma è probabile che finisca con l'acuirla ancora di più.