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LA TARTARUGA ROSSA

LA TARTARUGA ROSSA

Tartaruga foto2

Un viaggio spirituale e un delicato racconto di formazione.

A seguito di un violento naufragio, un uomo si ritrova su un’isola tropicale deserta. Costretto a sopravvivere in solitudine, vede i suoi tentativi di fuggire dall’isola sempre vanificati da una magica tartaruga rossa. Dopo uno scontro nel quale la tartaruga pare aver la peggio e morire, dal guscio dell’animale prende vita una donna misteriosa. I due vivranno assieme nell’isola deserta.

Presentato in anteprima mondiale al 69° Festival di Cannes nella sezione Un Certain Regard e passato anche per la Festa del Cinema di Roma, La tartaruga rossa è il primo lungometraggio d’animazione del regista olandese Michael Dudok de Wit, vincitore nel 2001 del premio Oscar per il miglior cortometraggio animato con Father and Daughter. Co-prodotto da Francia, Belgio e Giappone con la collaborazione anche dello Studio Ghibli, La tartaruga rossa ha ricevuto la nomination all’Oscar come miglior film d’animazione ed esce nelle sale italiane come film evento nei giorni 27-28-29 marzo.

Completamente privo di dialoghi tra i personaggi, La tartaruga rossa si presenta come un dramma fantasy dal notevole fascino visivo, nel quale de Wit guarda esplicitamente per l’ispirazione scenografica al cinema di Isao Takahata (produttore del film), in una giusta miscela tra animazione tradizionale e disegno digitale, dove la cura della messa in scena ha l’obiettivo della delicatezza e della leggerezza di un tratto lieve e pittorico.

Non si raggiungono le vette visive e creative di opere come La storia della principessa splendente o di altri lavori che si rifanno a Miyazaki, ma de Wit ha il merito di osservare le cose con semplicità e pacatezza, un approccio gentile per un racconto che si dipana malinconico e poetico.

E con La tartatuga rossa si punta a un racconto di formazione e di vita che è soprattutto il viaggio spirituale compiuto dal protagonista, in un film più ambizioso delle apparenze che tenta di richiamare l’attenzione su temi alti e universali come la ricerca della felicità e dell’amore. Rimane qualche metafora di troppo e alle volte il film non ci tiene a risolvere tutte le complessità e le traiettorie del plot, come la probabile origine divino/magica della tartaruga o la bottiglia di vetro simbolo della “tecnologia” e del peccato contrapposta alla purezza naturale e incontaminata dell’isola. Ma asciugato da certi vezzi e discorsi, resta lo sguardo interessante di un film che racconta la necessità di seguire il proprio destino e l’ineluttabile scorrere dell’esistenza.

voto_4

Riccardo Tanco
Riccardo Tanco, classe 1993, Nasce a Bollate e vive a Novate Milanese. Diplomato al liceo linguistico nel 2012 comincia ad appassionarsi seriamente al cinema dopo una mistica visione di Pulp Fiction anche se consapevole che il cinema non è iniziato nel 1994. Ora da autodidatta e aspirante cinefilo cerca di scoprire i grandi autori del passato e i registi contemporanei sforzandosi di scriverne in maniera degna. Se glielo chiedono il suo film preferito è Apocalypse Now e ha come sogno nel cassetto fidanzarsi con l'attrice Jessica Chastain. Collabora con i siti Filmedvd, I-Filmsonline, SilenzioinSala e IntoTheMovie.