Un caposaldo del crime movie coreano.
New World è uno dei titoli inseriti nella retrospettiva dedicata a Lee Jung-jae, l’ospite d’onore della ventesima edizione del Florence Korea Film Fest, in programma dal 7 al 15 aprile nel capoluogo toscano. L’attore, tra i più quotati in patria, è diventato un volto noto a livello internazionale per il suo ruolo da protagonista in Squid Game, l’ormai famosissima serie prodotta da Netflix, scritta e diretta da Hwang Dong-hyuk, ospite insieme a Lee del festival che dedicherà loro una masterclass, prevista per sabato 9 aprile alle 11.00 di mattina presso il cinema La Compagnia.
Scritto e diretto dal talentuoso Park Hoon-jung, qui al secondo lungometraggio dietro la macchina da presa dopo aver firmato a inizio carriera le sceneggiature di due thriller noti e importanti come The Unjust di Ryoo Seung-wan e I Saw the Devil di Kim Jee-woon, New World nel 2013 ha vinto un Blue Dragon Award in patria e il Focus Asia Award al festival di Sitges.
Dopo la morte a seguito di un incidente stradale dell’anziano leader della Goldmoon, una delle più potenti organizzazioni malavitose sudcoreane, si scatena una lotta intestina per determinarne il successore. I due principali e agguerriti pretendenti sono Cheong, gangster sopra le righe dai modi rozzi e grossolani e l’ambizioso e imperscrutabile Joong-gu. Ja-sung, l’uomo più fidato di Cheong, in realtà non è un delinquente ma un poliziotto infiltrato da otto lunghi anni nella Goldmoon, in procinto di diventare padre e desideroso di terminare al più presto questa logorante e rischiosa missione sotto copertura. Tuttavia Kang, il suo diretto superiore, ha in serbo per lui altri piani e vuole sfruttare l’influente posizione raggiunta nel corso degli anni da Ja-sung per scardinare dal suo interno l’organizzazione criminale. Ovviamente non tutto filerà liscio in questo intricato e oscuro scacchiere, destinato a trasformarsi in un gioco al massacro senza esclusione di colpi.
Nella primissima parte New World ricorda da vicino Infernal Affairs, il cult hongkonghese da cui qualche anno dopo Martin Scorsese ha tratto un remake, The Departed, vincendo il suo primo e al momento unico Oscar come miglior regista. Con il proseguire della storia il film sudcoreano prende un’altra direzione, ben più intricata e complessa, smarcandosi nettamente dai titoli sopra citati. Merito di una sceneggiatura talmente minuziosa e articolata da risultare uno dei punti di forza del film. Un fatto non certo casuale dal momento che – come abbiamo già avuto modo di sottolineare – Park Hoon-jung è approdato alla regia dopo aver mosso i primi passi come sceneggiatore, continuando poi a scrivere tutti i copioni dei suoi film anche dopo essere passato dietro la mdp.
New World si presenta come un gangster movie visivamente potente e ricercato, capace di crescere a mano a mano che si dipana l’intreccio narrativo e di rilanciarsi continuamente tramite un susseguirsi di efficaci e calibrati colpi di scena, caratterizzati da un intricato rapporto tra doppiogiochisti, informatori, spie e spiati. Numerose e di ottima fattura le scene dove la violenza deflagra con forza inaudita, come la memorabile e magistrale sequenza della mattanza in ascensore realizzata con grande virtuosismo e perizia tecnica, con la cinepresa che prima riprende lo scontro dall’alto per poi entravi dentro con impeto e rabbia.
Chi conosce il cinema coreano sa bene come nella stragrande maggioranza dei casi le forze dell’ordine vengono dipinte come del tutto inefficienti e incompetenti, al limite del grottesco. Nell’opera di Park ci troviamo invece al cospetto di un poliziotto, il capitano Kang impersonato da Choi Min-sik (il protagonista di Oldboy), capace di mettere in atto un piano labirintico e machiavellico per far implodere la potente organizzazione mafiosa che si ritrova a fronteggiare. Cinico e calcolatore è disposto a tutto pur di perseguire il suo scopo, anche a costo di perdere sul campo i suoi infiltrati, costretti loro malgrado a vivere alla stregua di feroci e spietati malavitosi, dipinti nel film come eleganti e influenti uomini d’affari di una qualsivoglia multinazionale. Nell’indossare i panni del capitano Kang, Choi Min-sik muta nuovamente pelle e dimostra ancora una volta la sua estrema poliedricità, tratteggiando il suo personaggio con fare misurato e controllato, con uno stile recitativo tutto in sottrazione fatto di sfumature e piccoli dettagli. Non sono certo da meno le prove dei suoi illustri colleghi, due attori del calibro di Hwang Jeong-min e Lee Jung-jae, a dir poco perfetti nei rispettivi ruoli di Cheong e Ja-sung.
Il film di Park Hoon-jung è un noir in salsa coreana ambizioso e stratificato, che indaga in modo scrupoloso il mondo del crimine e le sue regole ma affronta anche temi universali come l’amicizia e la lealtà che qui sembrano essere più ad appannaggio dei malviventi che non dei tutori della legge. Un elemento quantomeno originale, imprevedibile e spiazzante che provocherà in Ja-sung, agente sotto copertura che per anni ha desiderato unicamente di tornare a indossare la divisa, scelte estreme e radicali.
New World, disponibile nel programma online del festival e in due proiezioni al cinema La Compagnia (lunedì 11 aprile ore 15.00) e al cinema Stensen (martedì 12 aprile ore 20.30), è uno dei migliori esempi di crime movie prodotti negli ultimi vent’anni in Corea del Sud, impreziosito da un score musicale avvincente e incalzante, da un montaggio teso e serrato e da una fotografia fredda e plumbea.
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