Sign In

Lost Password

Sign In

per amor vostro1

(Dis)identificazione di una donna.

Sempre tutti pronti a lamentarsi del cinema italiano, ma solo nel 2015 con autori come Garrone, Moretti, Bellocchio e adesso il più misconosciuto di tutti, Giuseppe M. Gaudino, c’è di che leccarsi soddisfatti i baffi. Se non altro per le nostre punte di diamante, che non sono neppure così poche.

Per Amor Vostro, che l’autore presenta soprattutto come un film centrato sul drammatico problema dell’usura (è forse anche per venderlo meglio, ma dopo la Coppa Volpi a Valeria Golino ce n’è meno bisogno), ha la qualità rara – non solo nel nostro cinema – di coniugare lo sperimentalismo linguistico radicale con un pathos straordinario e sincero e una chiaroveggenza nei confronti della donna protagonista che fa pensare a più riprese al Rossellini di Europa 51 e Viaggio in Italia e alle sue intense figure femminili. Ma in Per Amor Vostro c’è assai di più che la semplice assonanza con storie di donne che arrivano al limite estremo di se stesse. C’è il recupero di una lezione e verrebbe da dire di un metodo nell’atto di guardare alle cose e all’essere umano che più dello stile in sé (che definirei eccezionalmente opulento, ma Gaudino si trattiene sempre un passo indietro, prima di confluire nella preziosità fine a se stessa. O più probabilmente dice così tanto che non rischia il calligrafismo), ha di mira l’onnipotenza dello sguardo e della macchina da presa. Per sviscerare Anna (nel senso proprio di sventrare, andare a fondo nella sua anima e nel suo sentire), la regia ha bisogno di capitalizzare ogni risorsa, di predisporre continui scavalcamenti dell’orizzonte, di frantumazioni del quadro, di visioni infernali e di squarci di luce paradisiaca accanto alla caligine purgatoriale della Napoli meno colorata di sempre, quasi l’antitesi di Nel Regno di Napoli di Werner Schroeter (altro film clamoroso, per chi scrive, e di cui nessuno sembra ricordarsi più). Questa è la vera storia del film, un continuo, testardo, meticoloso, tormentatissimo inseguimento di Anna, del suo mondo cangiante e imponderabile, sguinzagliando ogni mezzo utile a restituire la più piccola emozione, cambiamento di stato d’animo, gioia paura desiderio. Un’impresa ovviamente titanica e infine impossibile, ed è anche per questo che la “ricomposizione” di Anna è in realtà la dissezione più oltranzista che si sia vista di recente sugli schermi.

Naturalmente il film lavora in metafora, seguendo la sua protagonista che riprende la coscienza di sé, della sua vita e dei suoi desideri, di quello che è come donna, con il marito, i figli, il lavoro. Ma se l’incanto del suo sguardo di bambina non è mai scomparso dentro di lei, allora tutto diventa possibile nel suo realismo magico (espressione comunque approssimativa per definire il suo mondo interiore). Lavorando in maniera diametralmente opposta a Il Racconto dei Racconti, Gaudino accetta eroicamente tutte le sfide e rischia ad ogni passo, in ogni inquadratura, con la cinepresa che a tratti pare addirittura “incistata” dentro Anna, con un’infinità di suggestioni e allusioni, alte e basse, che hanno tutte il proscenio, o almeno un ruolo nel dramma, in una partitura che si perde ovunque all’orizzonte, verso il cielo e sottoterra (siamo sempre nella metafora), eppure riesce nell’impresa di non apparire sconnessa, anzi, è miracolosamente compiuta. Credo sia la cosa più sorprendente di un film straordinario quale Per Amor Vostro, questa compattezza nella plurivocità, tanto che rivestire l’opera di significati politici, sociali o ideologici (compresi quelli inerenti il cinema) suonerebbe come una grossa forzatura. Perché infine il film, come la sua protagonista, mantiene stretto il cuore del suo mistero, anche quando Anna si mostra da vicino e addirittura “da dentro”. In una ricerca di senso e di assoluto che, ancora una volta, si apparenta più che mai a quella rosselliniana.

voto_4

Denis Zordan
Il Matrimonio di Maria Braun di Fassbinder ha mutato un liceale snob e appassionato di letteratura in un cinefilo, diversi lustri fa. Da allora i film sono stati tanti e le folgorazioni moltissime: da Heat di Michael Mann (“Il” film) agli heroic bloodshed di John Woo, passando per valangate di pellicole orientali e la passione per il cinema di Fritz Lang, Jean-Pierre Melville, Alfred Hitchcock, Werner Herzog, oltre che per i thriller e gli horror. Ha scritto per Cinemalia, The Reign of Horror, CineRunner. “Il Bel Cinema”, di cui è il fondatore, ha l'ambizione di mettere un po' di ordine nella sua gargantuesca voracità: ma è probabile che finisca con l'acuirla ancora di più.