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WEEKEND

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(Sogno di) una storia d’amore (in divenire).

Russell (Tom Cullen) e Glenn (Chris New) si incontrano in un locale decidendo di trascorrere la notte insieme. Tra i due ragazzi nasce una forte attrazione che porterà Glenn e Russell a passare due giorni assieme, nonostante Glenn sia costretto a partire per gli Stati Uniti alla fine del weekend.

Dopo cinque anni di attesa esce finalmente nei cinema italiani Weekend di Andrew Haigh, opera seconda del giovane regista inglese dopo Greek Pete del 2009 e precedente al capolavoro 45 anni dello scorso anno. Sceneggiato dallo stesso Haigh, Weekend fin dai primi attimi si pone come un’opera che è quasi senza alcuna protezione o sovrastruttura e che, nonostante l’esplicito andamento lieve, si fa bastare pochi ma fondamentali momenti per dire e mostrare quello che mette in scena.

Perché Weekend è in modo sorprendente quanto limpido un film che è già lì, che non inganna e non fa trucchi di retorica o di falsità, ha un approccio allo spettatore come qualcosa di nudo, ma straordinariamente vivo, che si appoggia su una semplicità di racconto e di messa in scena che ha del disarmante per come è composta ed elegante, che non cade mai nel patinato e soprattutto dimostra la capacità di Haigh di universalizzare il particolare, di dare importanza ai minimi gesti (elemento che tornerà anche in 45 anni) senza risultare anonimo e freddo.

Nel suo intimismo cinematografico Weekend prova (e ci riesce) a raccontare semplicemente un rapporto in cui traspaiono una dolcezza e una delicatezza più che mai profondi, dove il sentimento tra due uomini sembra (e sicuramente è) l’unica cosa importante e in cui si colga vita, anche in un film dalla tonalità comunque plumbee. Weekend è una storia d’amore ovviamente, ma anche il sogno di una storia d’amore in divenire, un film che percorre quella traiettoria che, da lineare, scombussola le emozioni e di rimando lo sguardo dei personaggi e del film, come lo sguardo di Russell incrocia per la prima volta quello di Glenn al locale.

L’occhio di Haigh non disdegna di esplorare senza pesantezze d’autore la fragilità dei rapporti, di come sia difficile lasciarsi andare e confidarsi all’altro in tutto e per tutto, dell’ostacolo che rappresenta il legarsi e affezionarsi a qualcuno: in modo sempre pulito e senza rumore Haigh sorpassa le melensaggini per arrivare a una propria verità, che il film fa risuonare con una regia che è talmente leggiadra che forse non si vede. Ed è la verità, più che condivisibile, di non scappare da niente nonostante il tempo concesso sia poco, ma avere il coraggio, banalmente, di accettare e cedere al sentimento.

voto_5

Riccardo Tanco
Riccardo Tanco, classe 1993, Nasce a Bollate e vive a Novate Milanese. Diplomato al liceo linguistico nel 2012 comincia ad appassionarsi seriamente al cinema dopo una mistica visione di Pulp Fiction anche se consapevole che il cinema non è iniziato nel 1994. Ora da autodidatta e aspirante cinefilo cerca di scoprire i grandi autori del passato e i registi contemporanei sforzandosi di scriverne in maniera degna. Se glielo chiedono il suo film preferito è Apocalypse Now e ha come sogno nel cassetto fidanzarsi con l'attrice Jessica Chastain. Collabora con i siti Filmedvd, I-Filmsonline, SilenzioinSala e IntoTheMovie.