IL CLAN
(Regia: Pablo Trapero, 2015, con Guillermo Francella, Juan Pedro Lanzani, Lili Popovich, Giselle Motta)
Con “appena” un anno di ritardo rispetto alla presentazione alla Mostra di Venezia, dove nel 2015 Pablo Trapero si aggiudicò il Leone d’Argento per la miglior regia, arriva sui nostri schermi Il Clan, l’ultimo film del regista argentino scoperto proprio al Lido che nel 1999 aveva tenuto a battesimo Mondo Grua, il suo lungo d’esordio. Non proprio felice e oculata – da un punto di vista strettamente commerciale – la scelta di distribuirlo a fine agosto a quasi un anno di distanza dal prestigioso riconoscimento che forse avrebbe garantito al film qualche spettatore in più se fosse uscito a ridosso della manifestazione veneziana. Peccato perché il film, ispirato ad un’incredibile e sconcertante storia vera avvenuta in Argentina nei primi anni ’80 con lo spietato regime militare ormai in fase terminale, avrebbe meritato un’attenzione maggiore da parte di 01 che lo distribuisce in tempi e modi che dimostrano palesemente quanto poco vi abbia creduto, nonostante l’enorme successo di pubblico in patria. Trapero, uno dei registi di punta del nuovo cinema argentino, ricostruisce con grande efficacia e originalità di sguardo la vicenda della famiglia Puccio, che nella prima metà degli anni ’80, sul finire della dittatura militare e l’inizio della democrazia, si macchiò di diversi sequestri e omicidi per lucrare e sfruttare in modo bieco e vile il clima di caos che si respirava nel paese, servendosi della posizione di Arquímedes, il capofamiglia, che grazie alla sua militanza nell’estrema destra aveva diversi agganci e coperture in alto loco. Il fulcro del racconto sta nel contrastato rapporto padre/figlio, con Alex (secondogenito di casa Puccio nonché promessa del rugby) costretto suo malgrado ad aiutare il padre padrone nelle imprese criminali che il gelido ed imperscrutabile Arquímedes, ben interpretato da Guillermo Francella, porta avanti coinvolgendo la sua famiglia con assoluta e disarmante naturalezza. Una storia pazzesca su una delle pagini più tristi e allucinanti della recente storia argentina, come dimostrano le didascalie finali che, ne siamo certi, lasceranno a bocca aperta chi non conosce i destini a cui andarono incontro i membri del clan Puccio. (bs)
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