SAM WAS HERE

(Regia: Christophe Deroo, 2016, con Rusty Joiner, Sigrid La Chapelle, Rhoda Pell)

SAM WAS HERE

Nel deserto del Mojave, il rappresentante porta a porta Sam si trova a vivere in un incubo senza fine. La moglie non risponde al telefono, l’auto è in panne, una bizzarra luce rossa compare nel cielo e tutte le persone intorno a lui spariscono. L’unico contatto con la “civiltà” è rappresentato dalla voce del misterioso dj Eddy, che incita gli ascoltatori che lo chiamano durante la sua trasmissione a dare la caccia e uccidere senza alcuna pietà l’assassino di bambini che risponde al nome di Sam. L’incredulo protagonista è così braccato da una serie di inquietanti figure mascherate, costretto ad usare la violenza per salvare la propria vita, in una spirale di sangue e delirio che pare senza uscita. Dal Canada un’opera prima che suona soprattutto come un b-movie anacronistico, disperato e fuori da ogni logica (anche di mercato). Essenziale, a partire dalla durata che non ha un minuto di troppo, spiccio e senza fronzoli nell’uso della violenza, è un piccolo viaggio all’inferno che non si presta a facili interpretazioni o chiavi di lettura, ma che assorbe il protagonista in un incubo kafkiano in cui non sono previste espiazioni o soluzioni facili, e che mostra un mondo sul sentiero dell’Apocalisse, dove un’umanità mostruosa si nutre di capri espiatori e di giustizialismo privato. Certo, in mezzo viene frullato un po’ di tutto, dallo Spielberg di Duel a Vanishing Point sino al sottovalutato Shadow di Zampaglione, ma il risultato finale è comunque una boccata d’aria fresca all’interno del cinema di genere. A cui si perdonano anche vezzi stilistici inutili e fuori luogo come l’insistente colonna sonora synth-pop di matrice carpenteriana. (ap)

voto_3