CUORI PURI
(Regia: Roberto De Paolis, 2017, con Selene Caramazza, Simone Liberati, Barbora Bobulova, Stefano Fresi, Edoardo Pesce)

Agnese, diciotto anni, fa parte di una comunità religiosa della periferia romana che indirizza i giovani a fare voto di castità fino al matrimonio. Stefano, con la madre e il padre in procinto di essere sfrattati, lavora per una cooperativa come guardiano di un parcheggio confinante con un campo rom. I due giovani s’incontrano e s’innamorano ma la situazione non è semplice. L’esordio nel lungometraggio di Roberto De Paolis, selezionato alla Quinzaine des Réalisateurs del Festival di Cannes, inizia con una corsa a perdifiato e si conclude con un abbraccio liberatorio al termine di un altro inseguimento. Generoso, genuino e puro come i suoi giovani protagonisti, ben interpretati da Selene Caramazza e Simone Liberati, Cuori Puri ci restituisce lo spaccato di una borgata romana (Tor Sapienza) scossa da forti tensioni sociali, sempre sul punto di esplodere a causa di uno Stato e di istituzioni colpevolmente assenti nelle periferie. Con sguardo crudo e realistico, lontano da facili schematismi e da banali semplificazioni, De Paolis ci porta all’interno di uno dei tanti non-luoghi della penisola in cui è in atto una guerra tra poveri che coinvolge italiani e extracomunitari (in questo caso rom). Ne esce un quadro cupo, teso e disperato in cui l’unica ancora di salvezza sembrano essere i sentimenti: vitali, sinceri e autentici come i due giovani protagonisti. Bell’esordio registico quello di De Paolis, vicino per temi, indole e assonanze al cinema di Claudio Giovannesi (Alì ha gli occhi azzurri, Fiore). Due autori italiani di cui probabilmente sentiremo parlare ancora nei prossimi anni. (bs)
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