I FIGLI DELLA NOTTE
(Regia: Andrea De Sica, 2016, con Vincenzo Crea, Ludovico Succio, Fabrizio Rongione, Yuliia Sobol, Pietro Monfreda)
In mezzo alle innevate vette svizzere c’è un collegio dove vengono mandati, o meglio rinchiusi, giovani maschietti fin troppo ingombranti per genitori benestanti. Ovvio che nel silenzio innaturale del paesaggio nessuno possa sentirti urlare, ed ecco che per sfogare la frustrazione nella notte i giovani cercano rifugi alternativi. Homo homini lupus aggiornato al nostro presente: è l’esordio alla regia di Andrea De Sica, ultimo (non solo in senso di linea parentale) della blasonata famiglia cinematografica italiana, che decide di raccontare un thriller dell’anima richiamando più di un film di culto – Suspiria, ovviamente, in primis. Il problema – ce ne fosse uno solo – è che l’eco non è sorretta da nessuna struttura portante alla base: I Figli Della Notte è sciatto nell’ideazione e povero nella realizzazione, vuoto teoreticamente e dannoso per un cinema italiano (di genere, come va di moda) che tenta disperatamente di rialzare la testa. In mezzo ai tanti “incomprensibili” casi di opera con sostegni pubblici, il film scimmiotta Kubrick e Argento senza timore di rendersi ridicolo, arrancando per rincorrere Musil e i suoi turbamenti del giovane Torless, ma restando ben presto senza fiato; per poi perdersi nei troppi generi in cui affonda la sinossi (horror dove? Noir quando? Analisi politica perché?) senza farsi mancare neanche lo spiegone. Salutato come “una favola horror sull’adolescenza” (Best Movie), forse sarebbe meglio salutarlo e basta. Per non vederlo mai più. (glf)
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