SOGNARE È VIVERE
(Regia: Natalie Portman, 2015, con Natalie Portman, Gilad Kahana, Amir Tessler, Ohad Knoller)

Dal romanzo autobiografico Una Storia di Amore e di Tenebra (2002) con cui lo scrittore israeliano Amos Oz ha ricordato la sua infanzia a Gerusalemme subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale: concentrandosi sulla figura della madre Fania, inquieta e infelice ma pronta a inventare storie sempre diverse di cui nutrire il figlio, Oz passa attraverso le vicende della nascita dello stato di Israele e mette in luce la frustrazione delle speranze di tutta una generazione. Due anni dopo il passaggio fuori concorso a Cannes, l’esordio registico di Natalie Portman è approdato nelle sale italiane; ma se è evidente e lodevole l’impegno dell’attrice-regista, il risultato lascia alquanto a desiderare. La mescolanza di eventi storici, immagini di repertorio e contributi di qualità in tutti i reparti, dalla recitazione alla musica alla fotografia, non riesce a mascherare un certo impaccio nella drammatizzazione, con una sceneggiatura che incede solenne e austera come se la regista (anche co-produttrice) sentisse in ogni momento la necessità di far pesare l’importanza di quanto sta mostrando. Uno di quei casi in cui la commozione della pagina scritta rimane lettera morta se portata sullo schermo senza la giusta distanza. (dz)
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