OKJA
(Regia: Bong Joon-ho, 2017, con An Seo-hyun, Tilda Swinton, Paul Dano, Jake Gyllenhaal, Lily Collins)
Purtroppo la tiepida, se non fredda, accoglienza cannense si è rivelata più che fondata. Sulla Croisette il nuovo film di Bong Joon-ho ha fatto parlare di sé soprattutto per la querelle che ha visto contrapposto Netflix agli esercenti e distributori francesi, che non hanno gradito affatto che un titolo selezionato in Concorso uscisse direttamente sulla piattaforma online del colosso dello streaming statunitense, senza passare dal grande schermo. Okja è una favola animalista, meno coinvolgente e meno commovente di quanto fosse lecito aspettarsi, che rischia di perdersi tra vari registri, con una netta prevalenza di quello comico/grottesco, che non facilita lo spettatore a immergersi nella storia. Il cast – a prevalenza occidentale – è in parte sprecato, specie per quanto riguarda Jake Gyllenhaal, inutilmente e fastidiosamente sopra le righe, tutto versi e mossette. Pochi i momenti davvero ispirati (la bella scena all’interno del mattatoio dove per un attimo il grottesco cede il posto a toni drammatici), e insufficienti a risollevare le sorti di un film sbagliato e claudicante. Spiace ammetterlo ma si tratta di una battuta d’arresto per Bong, uno dei registi più talentuosi del panorama internazionale, che finora non aveva sbagliato un colpo. Buoni gli effetti speciali che hanno fatto lievitare il budget a cinquanta milioni di dollari, facendo di Okja una delle produzioni Netflix più costose di sempre. La fotografia di Darius Khondji rende ancor più suggestivo l’incipit, ambientato in scenari naturali mozzafiato, dove troviamo anche una bella citazione/omaggio al Totoro di Hayao Miyazaki. (bs)
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