LA RAGAZZA NELLA NEBBIA

(Regia: Donato Carrisi, 2017, con Toni Servillo, Alessio Boni, Jean Reno, Lorenzo Richelmy, Galatea Ranzi, Michela Cescon)

LA RAGAZZA NELLA NEBBIA

Nell’immaginaria cittadina di montagna di Avechot scompare Anna Lou, una ragazza di sedici anni. Viene chiamato a occuparsi del caso l’ispettore Vogel, conosciuto per i suoi metodi cinici e poco ortodossi che in passato lo hanno portato a servirsi dei giornalisti per concentrare l’attenzione mediatica sui principali sospetti. La dinamica si ripete a Avechot, con giornali e televisioni che iniziano ad accanirsi su un professore della scuola locale, la stessa frequentata da Anna Lou, su cui ci sono pesanti indizi. Non capita spesso che uno scrittore decida di adattare e dirigere in prima persona la trasposizione cinematografica di un proprio libro. Ci prova Donato Carrisi, autore di thriller di grande successo che debutta alla regia portando sul grande schermo La ragazza nella nebbia. Forte di un cast di spicco, che annovera al suo interno i nomi di Toni Servillo (fin troppo teatrale e artificioso nei panni di Vogel), Jean Reno e Alessio Boni, Carrisi si avvale di ambientazioni e atmosfere poco frequentate dal cinema italiano contemporaneo per sviluppare un discorso interessante, seppur non originalissimo, sulla manipolazione della realtà e della verità operata dai media. Non mancano cadute e incertezze, proprie di un’opera prima che, se da una parte ha il merito di tenere alta la tensione e l’attenzione dello spettatore per due ore abbondanti, dall’altra non rinuncia a un ultimissimo, gratuito colpo di scena. Un finale con troppa carne al fuoco che sembra studiato a tavolino per accendere confronti e discussioni al termine dei titoli di coda, ma se avesse avuto il coraggio di mantenersi più sobrio e rigoroso ne avrebbe guadagnato in termini di efficacia e compattezza narrativa. In ogni modo è da apprezzare il tentativo di Carrisi di allontanarsi dai modelli e dai confini del nostro cinema per guardare altrove, al thriller americano e nord europeo, esattamente com’era accaduto qualche mese fa con I figli della notte di Andrea De Sica, altra opera prima un po’ acerba e irrisolta, ma al contempo stimolante e interessante. (bs)

voto_3