ASSASSINIO SULL’ORIENT EXPRESS

(Regia: Kenneth Branagh, 2017, con Kenneth Branagh, Penelope Cruz, Johnny Depp, Michelle Pfeiffer, Willem Dafoe, Judi Dench)

ASSASSINIO SULL’ORIENT EXPRESS

I classici, si sa, vanno maneggiati con cura. E Agatha Christie, signora indiscussa del giallo, classica ormai lo è: assurta al rango di cult da parecchio tempo, ha provveduto a riscrivere le regole (non scritte) del canone, ha portato il genere nell’età moderna e lo ha contaminato con la psicoanalisi. Quasi impossibile portare su schermo le sue creazioni: talmente impastate di umorismo e mistero, con meccanismi gialli oliati alla perfezione che carburano con passaggi psicologici che hanno luogo nella mente dei protagonisti. Senza dimenticare poi che ne ha distrutte le fondamenta con soli tre libri, Dieci Piccoli Indiani, Dalle Nove Alle Dieci e, appunto, Assassinio Sull’Orient Express: fosse anche solo per questo, il nuovo film di Branagh, ispirato ad uno dei capolavori della Christie, parte svantaggiato in partenza. Senza poi contare che un film esiste se ha un pubblico, perchè soprattutto con (almeno) un pubblico deve comunicare: gli appassionati della signora in giallo di certo non gradiranno i pochi ma sostanziali cambiamenti alla storia originale, ma soprattutto al personaggio Hercule Poirot, l’investigatore belga diventato leggendario e proverbiale; le nuove generazioni invece potrebbero non provare nessun’empatia per personaggi talmente sfaccettati da risultare fuori moda, chiusi come in un’impasse. Ad ogni modo, Murder On the Orient Express vive se non si fa nessun confronto, né con il libro né tantomeno con il primo adattamento del 1971 di Sidney Lumet: se il grande regista innestava nel film sottotesti politici (con quel brindisi, agghiacciante, fatto da Poirot con gli assassini), Branagh pigia ovviamente il pedale sulla componente melò. Da bravo scespiriano qual è, impenna la tragedia e mette in secondo piano l’indagine puramente gialla; e il suo film funziona un poco quando, sorretto da alcune buone prove del cast, il lirismo traccia sequenze emotivamente piene – senza però considerare Johnny Depp, pallida imitazione di sé stesso, talmente caricato da sembrare macchietta. Peccato che purtroppo Branagh sbrachi tirando le somme e le fila di un film tanto disordinato negli intenti e nei risultati: alla fine dei conti, il suo Assassinio pare un comodo passatempo da sabato sera su Rai Due più che un degno contraltare alla precisa e brillante scrittura di una delle maestre indiscusse del romanzo moderno. (glf)

voto_2