ELLA & JOHN – THE LEISURE SEEKER

(Regia: Paolo Virzì, 2017, con Donald Sutherland, Helen Mirren, Christian McKey, Janel Moloney)

ELLA & JOHN – THE LEISURE SEEKER

The Leisure Seeker è il soprannome del vecchio camper con cui Ella e John andavano in vacanza coi figli negli anni ‘70. Una mattina, per sfuggire a un percorso di cure mediche che rischia di dividerli per sempre, la coppia decide di salire a bordo del camper per intraprendere un ultimo viaggio sulle strade d’America e raggiungere la casa-museo di Ernest Hemingway a Key West. John soffre di Alzheimer ma è ancora in grado di guidare, Ella è martoriata da un brutto male ormai in fase terminale. Non è la prima volta che Paolo Virzì affronta una trasferta transoceanica per un film. Era già accaduto una quindicina d’anni fa per My name is Tanino, produzione contraddistinta da una lunga gestazione a causa dei guai finanziari che avevano colpito la Cecchi Gori Group. Il film che ne venne fuori risentiva dei travagli produttivi, inficiando in parte l’esito artistico. In The Leisure Seeker Virzì ha potuto contare su due interpreti del calibro di Helen Mirren e Donald Sutherland, che gli hanno garantito già in partenza una certa visibilità a livello internazionale. Tuttavia qualcosa deve essere andato storto nell’adattare per il grande schermo l’omonimo romanzo di Michael Zadoorian. È come se Virzì avesse dovuto pagare pegno, rinunciando in parte alla sua poetica e alla cifra stilistica che contraddistingue da sempre i suoi lavori migliori, un po’ come era accaduto qualche anno fa a Paolo Sorrentino con This Must Be the Place. E forse non è casuale che entrambi abbiano smarrito per strada il loro tocco e la loro visione nell’accostarsi al film on the road, genere molto frequentato (per non dire abusato) dal cinema americano. Un genere che presenta una serie d’insidie che i due autori italiani non hanno saputo schivare, a partire da cliché e stereotipi. Se Sorrentino si smarriva nei tanti, bizzarri e stucchevoli incontri a cui andava incontro il protagonista interpretato da Sean Penn , Virzì rimane costantemente attaccato ai suoi interpreti principali senza riuscire a inquadrare e restituire il contesto che li circonda. Sorrentino mancava per eccesso, Virzì per difetto, concentrandosi esclusivamente sulla tenera e crepuscolare storia d’amore di una coppia che intraprende un ultimo viaggio per accomiatarsi dalla vita e dal mondo. Il cinema di Virzì, in bilico tra risate e lacrime, gioia e dolore, ironia e malinconia, che ha saputo catturare i mutamenti della società italiana nel corso degli ultimi vent’anni, non si dimostra altrettanto incisivo, graffiante e autentico in trasferta americana. Il suo sguardo, pur partecipe e rispettoso dei personaggi che porta in scena, non ha qui la stessa forza e sensibilità delle sue prove migliori. (bs)

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