QUELLO CHE NON SO DI LEI

(Regia: Roman Polanski, 2017, con Emmanuelle Seigner, Eva Green, Vincent Perez)

QUELLO CHE NON SO DI LEI

Eva contro Eva meets Personal Shopper. Così si potrebbe riassumere l’ultimo film di Roman Polanski, da un romanzo del genere auto-fiction scritto da Delphine de Vigan: anche se nell’ambito di un discorso strettamente autoriale sembra un’opera più legata al suo sceneggiatore Olivier Assayas. Non facilita la riuscita dell’opera il fatto di affrontare un tema già sviscerato in tantissimi altri film: coi suoi simbolismi trattati con una certa banalità, sia in sede di sceneggiatura (l’angoscia della pagina bianca, il rapporto con l’es/fantasma, tema tipicamente assayasiano) sia in chiave visiva (certe inquadrature che sanno di già visto, una per tutte quella di Eva Green il cui riflesso si triplica). E la vertigine tra finzione e realtà che vorrebbe chiudere il film nella struttura ad anello non scatta, soprattutto dopo una seconda parte monocorde e ripetitiva. L’apparato metatestuale farà sicuramente la gioia dei teorici alle prime armi (e in questo senso, Dans la Maison di Ozon sempre con la Seigner, nel suo Robbe-Grillettismo per principianti era più divertente ed efficace); sicché viene da pensare se il vero metatesto non sia quello negli occhi del cinefilo che vede la Seigner/Polanski braccata dalle costrizioni di Green/Assayas. Quello che non so di lei rimane un’opera minore di un grande regista. (dv)

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