MIRAI

(Regia: Mamoru Hosoda, 2018, con personaggi animati)

MIRAI

La nascita della sorellina Mirai è per il piccolo Kun un momento destabilizzante, come per tanti primogeniti fino allora al centro delle attenzioni dei genitori. La gelosia scatena, oltre alla sua rabbia, anche la sua fantasia e finisce con il proiettarlo in avventure indecifrabili aventi al centro la sua famiglia presente, passata e futura. Mamoru Hosoda, da La ragazza che saltava nel tempo a The Boy and the Beast fino a quest’ultimo lavoro, ha ormai portato a completa maturazione un mondo e un “metodo” che si riconoscono facilmente di film in film, comportando l’obbligatorietà di una lettura autoriale, nonostante quest’ultima rischi a tratti di soffocare la ricezione e il pieno godimento della sua nuova opera. Mirai è ancora un racconto di formazione che attraversa il tempo e sfida le dimensioni ed è talora così filosoficamente denso che potrebbe averlo scritto Henri Bergson (i riferimenti europei di Hosoda sono comunque palesati e disseminati nel film). Visivamente il film passa dai colori desaturati e dalla semplicità di tratti della prima parte dedicata alla vita familiare spicciola all’elaborazione contrastata e agli accostamenti violenti dei momenti più prossimi all’incubo presenti nell’ultima parte; in mezzo si trovano scelte spesso sorprendenti, ma coerenti con un’impostazione che non accetta di semplificare troppo il riconoscimento di un messaggio umanista dai tratti universali. Il pericolo che corre Hosoda è di fossilizzarsi: ma Mirai è ancora un esito di sicuro valore. Grazie a Nexo Digital, il film è uscito in sala in Italia per soli tre giorni, come evento speciale. Meglio che niente. (dz)

voto_4