IL VERDETTO

(Regia: Richard Eyre, 2018, con Emma Thompson, Stanley Tucci, Fionn Whitehead, Anthony Calf, Jason Watkins)

IL VERDETTO

Ian McEwan è oggi certamente uno degli scrittori europei più importanti e giustamente celebrati. In un clima che sembra quindi molto favorevole per le trasposizioni dei suoi romanzi (c’è anche Chesil Beach che sta per arrivare da noi), è proprio McEwan ad occuparsi della sceneggiatura del suo La ballata di Adam Henry, rinnovando l’antica collaborazione con Richard Eyre, a ben 35 anni di distanza da The Ploughman’s Lunch (L’ambizione di James Penfield). Il verdetto è cinema che in superficie è esattamente ciò che ci si aspetta: la solida qualità britannica garantita da attori di finezza e professionalità a prova di bomba come Emma Thompson e Stanley Tucci – oltre che dal 75enne regista, attivo in modo discontinuo al cinema ma sempre presente nell’ambito televisivo e teatrale inglese –  è supportata da un efficace stuolo di caratteristi (si veda, uno per tutti, l’ottimo Jason Watkins nel ruolo dell’assistente del giudice). Ma con McEwan, come ben sanno i suoi lettori, c’è sempre da attendersi uno scarto, una deviazione dalla norma. Emma Thompson dà vita al giudice Fiona Maye e ai suoi dubbi – dietro l’impeccabile maschera da giudice scrupolosa fino al punto di sacrificare ogni vera intimità coniugale – con una precisione meticolosa che esprime tutto lo smarrimento di una donna, abituata a far perno sulla legge, posta di fronte ad un bivio esistenziale. L’incontro fatale, il rifiuto di ammettere che qualcosa è cambiato, la crisi a Newcastle, la festa abbandonata per correre al capezzale del giovane amico che rinuncia alla vita. E poi, scarmigliata e piangente, in un finale bellissimo che ripropone quello dei Morti di Joyce, finalmente la consapevolezza. Il rigore compositivo del cinema inglese, il trucco e le convenienze cedono il passo, di fronte alla fine di quello che “era solo un ragazzo”, alla disperazione per le ombre che, uno per uno, stiamo tutti diventando. (dz)

voto_4