LE EREDITIERE
(Regia: Marcelo Martinessi, 2018, con Ana Brun, Margarita Irun, Ana Ivanova)

Non navigano in buone acque Chiquita e Chela, signore di mezza età della borghesia agiata di Asuncion costrette a mettere in vendita parte del mobilio pregiato e dell’argenteria di casa. La loro relazione, già contristata dall’introversione di Chela, affronta un passaggio decisivo quando Chiquita viene incarcerata per i suoi debiti. Chela è allora costretta ad uscire dal proprio guscio d’abulia e finisce con l’inventarsi una sorta di lavoro, come autista per le sue conoscenti. Ma il lavoro la spingerà a porsi altre domande. Il primo lungometraggio di Marcelo Martinessi, in concorso a Berlino 2018 (dove Ana Brun è stata premiata come migliore attrice per il ruolo della protagonista), sconta qualche lentezza nel dipanare la vicenda, ma sa toccare nel vivo di un paese, il Paraguay, in cammino verso una difficile idea di libertà e a disagio con l’irruzione del nuovo e del desiderio (la masturbazione di Chela è in questo senso tra le scene più significative del film). Cinema quasi tutto al femminile, non privo di limiti, e che in conclusione è più dimostrativo che allusivo; tuttavia l’esordio di Martinessi – il cui corto La Voz Perdida si era imposto nella sezione Orizzonti a Venezia 2016 – sembra abbastanza autorevole e promettente. (dz)
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