MENOCCHIO

(Regia: Alberto Fasulo, 2018, con Marcello Martini, Maurizio Fanin, Carlo Baldracchi, Nilla Patrizio)

MENOCCHIO

La vicenda del mugnaio Domenico Scandella, detto Menocchio, vissuto a Montereale, Friuli, nella seconda metà del Cinquecento: processato dall’Inquisizione per le sue idee eretiche, fu prima perdonato a seguito di pubblica abiura e anni dopo, recidivo, arso sul rogo. Resa celebre dall’ottimo saggio di Carlo Ginzburg Il formaggio e i vermi, la storia del mugnaio eretico ricostruita attraverso gli archivi dell’Inquisizione viene messa in scena dal friulano Fasulo – già autore di Tir, vincitore della Festa del Cinema di Roma nel 2013 – con un approccio che privilegia il tratto critico nei confronti del potere e dell’istituzione Chiesa Cattolica. Fasulo, che ha girato il film tra Friuli e Trentino con attori in gran parte non professionisti (compreso lo ieratico protagonista interpretato da Marcello Martini), lascia quasi del tutto fuori dal film le ragioni della nascita dell’eresia, le schiette convinzioni popolari e le bizzarre speculazioni cosmogoniche di Menocchio. Sceglie cioè di parlare al tempo presente e di mettere in scena soprattutto il dramma di un martire della libertà di pensiero, con larga prevalenza di primi piani ma senza rinunciare a momenti fortemente antirealistici, pur nell’uso di un’illuminazione naturale (evidenti i debiti, da Caravaggio a Rembrandt a Dreyer). Il risultato finale è un po’ monocorde, ma indubbiamente sentito. Distribuzione limitata in sala per una produzione indipendente: per spettatori curiosi e volenterosi. (dz)

voto_3