L’ULTIMA NOTTE
(Regia: Francesco Barozzi, 2018, con Beatrice Schiros, Giuseppe Sepe, Francesca Turrini)

Bea, una donna in difficoltà economiche, dopo diversi anni si trova costretta a tornare nella casa di famiglia, nella campagna modenese. Ad attenderla il fratello e la sorella minore, rimasti a vivere nel casolare in uno stato di semi-abbandono e isolamento. Ben presto gli attriti e le tensioni irrisolte riemergono con forza, insieme ai traumi e alle ferite di un passato oscuro, non rimosso, pronto a riaffiorare e a deflagrare in superficie. Per il suo terzo lungo Francesco Barozzi, autore anche dello script insieme a Luca Speranzoni, si è ispirato a un fatto di cronaca nera avvenuto pochi anni fa nella campagna modenese. Un dramma familiare crudo e nerissimo orchestrato e diretto con un approccio, un’attitudine e un piglio da film di genere, con una cura e un’attenzione agli ambienti e alle atmosfere che non sempre si trovano nel cinema italiano contemporaneo. L’ultima notte è immerso in una fotografia, a cura di Nicola Xella, livida e fredda, quasi minacciosa, efficace nel descrivere il clima opprimente, angoscioso e malsano. Buono il lavoro sul sonoro e sulle musiche che contribuiscono in modo fondamentale a tenere alta e costante la tensione, interessante la messa in scena, con immagini suggestive e disturbanti, di grande impatto. Il film funziona meglio a livello visivo che narrativo, talvolta i dialoghi sono un po’ forzati e innaturali, poco credibili, mentre la recitazione risulta un po’ piatta e monocorde. Piccole pecche che non inficiano comunque il risultato finale, discreto se si considera che si tratta di un’opera totalmente indipendente e autoprodotta, girata in poche settimane da una piccola troupe e con un budget quasi inesistente. L’ultima notte, storia di orchi e di vittime che diventano orchi e carnefici a loro volta, segnati da una infanzia e da una quotidianità in cui l’anormalità si è fatta abitudine e consuetudine, guarda al lato più oscuro e malato dell’animo umano. Un plauso va al Torino Film Festival, che lo ha inserito nella sezione After Hours (destinata ai film di genere, ovvero la sua collocazione naturale), dando spazio e importanza a un piccolo e coraggioso film italiano che in questi mesi sta ottenendo visibilità anche in alcuni festival internazionali. (bs)
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