TROPPA GRAZIA

(Regia: Gianni Zanasi, 2018, con Alba Rohrwacher, Elio Germano, Giuseppe Battiston, Rosa Vannucci, Hadas Yaron)

TROPPA GRAZIA

Parte con una citazione di Interstellar, l’ultimo film del carnalissimo, umanissimo Zanasi: e no, non è uno iato, perché per l’autore di Non Pensarci il campo d’indagine è sempre stato l’uomo, e adesso si tratta solo di spostare l’asse dello sguardo da orizzontale (inclusi studio sociale, attacco politico, ingrandimenti psicologici) a verticale (dall’alto in basso, dalla terra al cielo). Insomma, è quasi un fantasy all’amatriciana questo Troppa Grazia, dove una geometra incontra la Madonna. Ma già in quest’immagine risiede uno scarto: la vergine usa spesso e volentieri le maniere forti pur di convincere la protagonista ad assumersi le responsabilità etiche di un caso che non ha per niente i connotati di una manifestazione religiosa, bensì l’ammissione di una “religiosità laica” che tanto bene ha fatto al cinema. Il percorso di Lucia – che ha il viso e i modi di una sempre efficacissima Alba Rohwacher – è l’affermazione che “la felicità è un sistema complesso”, ovvero quasi una prosecuzione del discorso sociale e politico che Zanasi aveva intrapreso con la sua opera precedente: la presa di coscienza di una dolorosa consapevolezza, ovvero che le implicazioni morali del lavoro investono pubblico e privato, riguardano l’integrità intima e la salvaguardia di quel bisogno primario che è il guadagno, il posto di lavoro. C’è di certo, allora, una propensione al metafisico: sospesa tra riflessione comica e declinazione grottesca, la cifra stilistica dell’autore si arricchisce di un nuovo tassello, che probabilmente risulta non equilibrato quando, sul finale, scivola per alcune vistose forzature e poco approfonditi ritagli psicologici dei personaggi. Ma il cortocircuito che il cinema di Zanasi provoca è sempre, innegabilmente, un guilty pleasure che risiede soprattutto nella felicità delle intuizioni di partenza, e poi – non secondariamente ma in maniera derivata – in una messa in scena abile e beffarda, con i volti giusti al posto giusto. (glf)

voto_3