CREED II
(Regia: Steven Caple Jr., 2018, con Michael B. Jordan, Sylvester Stallone, Tessa Thompson, Dolph Lundgren, Florian Munteanu)
Da Apollo a Rocky e da Rocky al figlio di Apollo, Adonis, nuovo campione del mondo dei pesi massimi (da notare che nella finzione cinematografica le sigle delle varie organizzazioni pugilistiche non sono nemmeno contemplate, trattate alla stregua di complicazioni inutili o come aspetti ininteressanti del mondo della boxe). L’ottavo film della saga dedicata al mondo del pugile di Philadelphia insiste a raccontare le vicende del figlio di Apollo Creed incurante dello scarso carisma di questi, così limitato che quando Rocky non è in scena il plot si inabissa in una sordina al limite dell’irritante – si veda lo “sketch” sentimentale tra Adonis e la fidanzata. Chiusura dei conti col passato, definitivo passaggio di consegne e suggello della leggenda allo stesso tempo, Creed II fa appello alla memoria dello spettatore di Rocky IV – di certo uno dei prodotti più tipici e meno onorevoli dell’era reaganiana – in modo talmente indifeso da poter intenerire i più nostalgici; ma le sfide tra i figli d’arte (e gli avversari del quarto film della saga nei loro angoli come allenatori) suonano singolarmente stucchevoli e, in un’epoca che ha ormai smarrito l’idea del pugilato come cimento ai limiti dell’umana resistenza, anche anacronistiche. La regia poco ispirata del giovane Steven Caple Jr. non riesce a elevare uno spettacolo che è infine più grossolano che ingenuo. (dz)
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