GLORIA BELL

(Regia: Sebastián Lelio, 2018, con Julianne Moore, John Turturro, Michael Cera, Jeanne Tripplehorn)

GLORIA BELL

Gloria Bell (Moore) balla da sola, ma tiene la mente e il cuore liberi: quando compare, al termine del primo lento movimento di macchina dopo pochi secondi di film, è all’interno di un locale notturno, intenta a divertirsi e ad osservare ciò che la circonda con occhio curioso. Incontrerà un uomo (Turturro), ci sarà attrazione ma non sarà un idillio senza paturnie. Il cileno Lelio ha ormai messo radici a Hollywood e qui, con la partecipazione del connazionale Larraín in veste di produttore, mette in scena una riproposizione molto fedele del suo Gloria (2013), passato a Berlino e uscito in sala anche da noi. Operazione fotocopia che però non scalda il cuore e appare appesa solo alla consueta prova monstre di Julianne Moore, fuoriclasse della recitazione in scena senza sosta dal primo all’ultimo minuto, volutamente gigantesca in rapporto all’evanescenza del protagonista maschile. Un femminismo molto anonimo e all’acqua di rose che trova punte di acidità (per modo di dire) nella tremenda vendetta di Gloria al ritmo di Total Eclipse of the Heart di Bonnie Tyler (che però non sembra avere nessun senso particolare rispetto al sorprendente The Strangers – Prey at Night). Un film che farà increspare parecchie labbra per la soddisfazione di genere, ma che deluderà chiunque si aspetti qualcosa di più che un banale apologo con cui ammazzare una serata. (dz)

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