L’UOMO FEDELE

(Regia: Louis Garrel, 2018, con Louis Garrel, Laetitia Casta, Lily-Rose Depp)

L’UOMO FEDELE

Una firma non è, spesso, sinonimo di garanzia: in questo caso è difficile trovare un tratto che ci faccia intuire la mano di Jean-Claude Carrière, sceneggiatore di tutti i film di Buñuel (da Il diario di una cameriera in poi), di La cagna di Ferreri o di piccoli film di genere da riscoprire (come Miss Muerte di Jess Franco). Non basta tirare in ballo la dissacrazione del mondo borghese, non è solo una questione di temi, lo sceneggiatore-autore (che è tanto Yoshikata Yoda quanto Rodolfo Sonego) è tale se affiancato ad un regista dalle idee (sul cinema) chiare, sennò è un semplice correttore di bozze. Questo è il problema principale di Louis Garrel regista, al suo secondo lungometraggio. Vorrebbe parlare di temi pesanti come l’elaborazione del lutto, la fine di un amore, l’impossibilità di trovare il proprio posto nel mondo (la metafora di Abel che cambia continuamente casa), ma lo fa confondendo (più che mischiando) i registri stilistici più disparati: se già dalla prima sequenza non si sa se il tono sia serio o comico, si continua annaspando tra macchiette mal riuscite (il figlio giallista) e una voce over che sopperisce al piattume delle immagini, le quali vorrebbero imitare lo stile della maturità di Garrel padre (elementi rivelatori: i 75 minuti di durata e le inquadrature strette in interni). Ma i critici che hanno parlato di noir e di citazioni di Vermeer hanno visto troppo in questo filmino amatoriale. Eccetto l’attore di richiamo, nessuna differenza tra questa sciatta commedia e quelle di casa nostra coi vari Edoardo Leo e Gassman figlio: solo un grado di cinefilia in più, grazie al quale vi verrà rivelato il finale di Lo strano caso di Marta Ivers. (dv)

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