I FRATELLI SISTERS
(Regia: Jacques Audiard, 2018, con John C. Reilly, Joaquin Phoenix, Jake Gyllenhaal, Riz Ahmed)
Presentato in Concorso all’ultima edizione della Mostra del Cinema di Venezia, dove si è aggiudicato il Leone d’argento per la miglior regia, I fratelli Sisters è l’ottavo film diretto da Audiard. Un western anomalo, contaminato con la commedia e il buddy movie, che riesce a essere classico – con un finale quasi fordiano – e postmoderno al tempo stesso. Nell’Oregon del 1851, i fratelli Charlie e Eli Sisters sono due sicari al servizio di un potente Commodoro. Il loro nuovo incarico, ossia rintracciare un uomo che ha scoperto una formula chimica che consente di individuare facilmente i filoni d’oro, è l’inizio di un lungo viaggio che cambierà per sempre il loro modo di vedere le cose. Per questa curiosa e spiazzante incursione nel genere western Audiard non ha avuto bisogno di volare oltreoceano, è rimasto in Europa, girando tra Spagna (come accadeva ai tempi dei nostri gloriosi spaghetti western) e Romania. Tratto dall’omonimo romanzo di Patrick DeWitt, sceneggiato dal regista francese con l’aiuto del sodale Thomas Bidegain, I fratelli Sisters può contare su un cast di primissimo ordine composto da Joaquin Phoenix, John C. Reilly, Jake Gyllenhaal e Riz Ahmed, a cui si aggiunge un breve e fugace cameo di Rutger Hauer nei panni del temibile Commodoro. Le scaramucce e i battibecchi tra i fratelli del titolo, il pacato e sensibile Eli e lo sregolato e violento Charlie interpretati magistralmente da Reilly e Phoenix, sono una costante che attraversa e caratterizza la prima parte del film, quella più leggera e scanzonata. Nella seconda metà i toni si fanno più seri e drammatici, il selvaggio West rappresentato dai fratelli Sisters incontra e si scontra con l’Est, più civile e evoluto, simboleggiato da un altro duo maschile composto dal chimico a cui danno la caccia e da un detective-scout colto e silenzioso. Un confronto interessante e stimolante da cui sarebbe potuta nascere una nuova società, più aperta e tollerante, meno avida e violenta, destinato però a concludersi tragicamente a causa della bramosia di potere e denaro insita nell’uomo. Dopo una catarsi negata in modo ironico e beffardo, il lungo e sfiancante cammino dei fratelli Sisters termina con un ritorno a casa dolce e crepuscolare, con un abbraccio davanti a una porta spalancata sulla prateria. Il western è morto, viva il western. (bs)
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