DOMINO
(Regia: Brian De Palma, 2019, con Nikolaj Coster-Waldau, Carice Van Houten, Guy Pearce, Eriq Ebouaney)
La distrazione di un collega più giovane che dimentica la pistola a casa è fatale per Lars, poliziotto di lungo corso a Copenaghen. Le indagini e le vicende collegate alla sua morte portano sulla scia di alcuni terroristi islamici che vogliono spargere sangue in mezza Europa: anche la CIA si inserisce nella caccia, ovviamente esibendo pochissimi scrupoli. Praticamente impossibile dire cosa avrebbe potuto essere Domino se Brian De Palma (che lo ha di fatto disconosciuto in tutto e per tutto) avesse avuto mano libera dai finanziatori. Della firma del regista di Vestito per Uccidere rimangono più che credibili brani di cinema solo ombre e sensazioni (qualche idea registica e qualche suggestione nei primi venti minuti “hitchcockiani”, la sparatoria sul tappeto rosso, in parte il finale alla corrida con il drone). Per la verità sarebbe ingiusto sparare addosso a questo thriller dozzinale solo perché porta il nome del regista, ma alla fine resta troppo viva l’idea che i rimaneggiamenti produttivi abbiano privato l’opera di una solida costruzione drammatica. La sceneggiatura evapora nell’inconsistenza e nella banalità mentre gli attori, un po’ tutti al di sotto delle loro possibilità, non trovano un appiglio qualsiasi per emergere dal grigiore. Forse l’atteggiamento più pertinente è quello di rinunciare a intavolare un discorso che vada oltre l’apparenza: questo semplicemente non è De Palma e non bisogna cercarlo qui. (dz)
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