RAMBO – LAST BLOOD
(Regia: Adrian Grunberg, 2019, con Sylvester Stallone, Paz Vega, Yvette Monreal, Sergio Peris-Mencheta, Adriana Barraza)
Rambo ora fa l’addestratore di cavalli, si prende cura di una ragazza abbandonata dal padre dopo che la madre è morta, scava cunicoli nei dintorni della sua proprietà, a volte fa il volontario durante le calamità naturali. Ma per salvare chi ama e per vendicarsi è ancora in grado di diventare la perfetta macchina da guerra di sempre. “Non c’è più niente da raccontare; se non possiamo fare niente di meglio dell’ultimo, perché farlo?” Tornano alla memoria le dichiarazioni rilasciate da Stallone alcuni anni fa a proposito del quinto capitolo di Rambo, all’epoca ancora un progetto. Regia e sceneggiatura latitano clamorosamente in Last Blood, ma questo può essere anche un effetto voluto: far sparire il film significa lasciare emergere solo furia, dolore e vendetta; e infine, su una veranda, memoria e fantasmi. Il cinema insomma, come potrebbe far ipotizzare il recap dei titoli di coda. Difficile tuttavia credere fino in fondo a un’opera che annovera personaggi messi là alla meno peggio (la giornalista interpretata da Paz Vega) o villain messicani tra i più ridicoli degli ultimi anni. Rambo: Last Blood costeggia senza convinzione il western, tenta timidamente il war film, si butta a capofitto nello stagno del b-movie: ma alla fine non è niente di tutto ciò. E l’iconicità del protagonista non è (più) una ragione sufficiente per amarlo senza riserve. Non significa che non abbia una sua basica efficacia specie nell’ultima mezz’ora, ma l’entusiasmo è comunque for fans only. (dz)
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