MISERERE

(Regia: Babis Makridis, 2018, con Yannis Drakopoulos, Evi Saoulidou, Pavlos Makridis, Costas Xikominos)

MISERERE

Sua moglie è in coma e non si sa se si riprenderà: la vita di un benestante avvocato di mezza età è sconvolta dal dolore. I vicini, i negozianti, le persone care e persino i suoi clienti e la segretaria si sforzano di partecipare al suo strazio con l’incoraggiamento e tante piccole sollecitudini e carinerie. Il figlio adolescente sopporta i suoi sfoghi. La cagna mostra di soffrire l’assenza della padrona. L’uomo si crogiola nella pena fino al giorno in cui sopraggiunge l’evento forse meno atteso: da quel momento in poi, recuperare lo stato di compatimento altrui diventa la priorità per la quale, forse, non è disposto a fare concessioni. Babis Makridis, all’opera seconda (ma la prima a uscire da noi meritoriamente distribuita da Tycoon), appartiene alla stessa temperie dei nuovi autori greci come Avranas e Lanthimos (il film è scritto dal suo co-sceneggiatore abituale, Efthymis Filippou) e l’atmosfera di dark comedy è assai simile. Lungi comunque dall’essere una provocazione sterile, Miserere – presentato al Sundance Film Festival e, in Italia, al Torino Film Festival del 2018 – esplora con mezzi e stile sicuro i patemi di un uomo che rappresenta adeguatamente una società in cerca di rilegittimazione dopo lo sgretolamento dei presupposti del vivere civile seguito alla crisi. Gli interni borghesi dai colori tenui e indecidibili contrappuntano gli esterni estivi altrettanto sbiaditi, mentre la sensazione di eterno presente è corretta dall’attenzione al tempo interiore del protagonista e ai suoi sussulti (si presti per esempio attenzione alla sostituzione del dipinto con la marina con uno raffigurante una nave in tempesta). Bravissimo l’attore principale Yannis Drakopoulos, un Buster Keaton greco che sarà difficile scordare. (dz)

voto_4