HERZOG INCONTRA GORBACIOV
(Regia: Werner Herzog, André Singer, 2018, documentario)

La dialettica tra la vita e la morte percorre il documentario (per pochi giorni in sala) che Werner Herzog, assieme ad André Singer, dedica all’ormai anziano Mikhail Gorbaciov, il padre della perestrojka e della glasnost. Immagini di cimiteri e di funerali solenni (le parate e le ripetitive esequie dei vari Breznev, Andropov e Černenko) si alternano a momenti vitalistici in linea con l’ottimismo di un idealista che voleva riformare il socialismo dal di dentro e che, nonostante la sconfitta del suo ideale, rimane tra i giganti della storia del Novecento, attraversando in pochi anni il disastro di Chernobyl, gli incontri per il disarmo nucleare con Reagan e Thatcher e il colpo di stato del 1991. Santificazione? Herzog conduce le sue interviste – tre, girate nell’arco di sei mesi anche per effetto della cattiva salute di Gorbaciov – manifestando inequivocabile simpatia per l’ex segretario del PCUS, ma avvolge tutto nella coscienza del personaggio tragico che egli è stato suo malgrado; la gloria pubblica trova così un contraltare nell’irriconoscenza di molti suoi connazionali tradizionalisti che prepara il terreno per un pudico approccio al privato dell’uomo il quale, spinto ai margini dalla vita politica del suo paese, si sente defraudato della vita dopo la morte prematura dell’amatissima moglie Raissa. Ed è così che il film può sciogliersi in elegia quando l’ultimo leader dell’Unione Sovietica recita a memoria alcuni emozionanti versi di Mikhail Lermontov. (dz)
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