VOLEVO NASCONDERMI
(Regia: Giorgio Diritti, 2020, con Elio Germano, Pietro Traldi, Orietta Notari, Fabrizio Careddu)
La vita di Antonio Ligabue, pittore e scultore naif secondo la vulgata, costretto alla peregrinazione tra ospedali psichiatrici, ospizi, crisi depressive e momenti di esaltazione creativa fino alla morte, in un ricovero, nel 1965. Dopo il passaggio a Berlino e la prima uscita interrotta dal lockdown, il film di Giorgio Diritti è tornato in questi giorni in sala dopo che il regista aveva resistito a tutte le ipotesi di disponibilità per lo streaming. Affrontando la figura di Ligabue, già al centro di un celebre sceneggiato RAI del 1977 con Flavio Bucci e di numerosi documentari, Diritti sembra peraltro sempre un passo indietro rispetto alla materia trattata, con ciò confermando l’idea – già intuibile nel suo cinema almeno con il precedente Un giorno devi andare – che le buone intenzioni e il rispetto non bastino a reggere il film; il quale, malgrado i salti temporali della prima parte e il trasformismo di Elio Germano, dà spesso la sensazione di non sapere come articolare un discorso sull’artista: tant’è vero che le vere opere pittoriche di Ligabue appaiono solo sui titoli di coda. Certo, molto meglio del Van Gogh di Julian Schnabel, ma se nemmeno le ambientazioni emiliane fanno grande effetto è segno che il film manca complessivamente il bersaglio: e Diritti appare sempre più preda di una sorta di autorialità senza autore, il vero limite di un cineasta che la critica recensisce con garbo, ma che spesso si produce in prove tanto volonterose quanto poco ispirate. (dz)
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