TRASH – LA LEGGENDA DELLA PIRAMIDE MAGICA
(Regia: Luca Della Grotta, Francesco Dafano, 2020, con personaggi animati)
No, non è Pixar e no, non esiste solo la Pixar per trovare un bel lungo d’animazione. Presentato alla Festa di Roma 2020, Trash è un prodotto incredibilmente tutto italiano. E diciamo incredibilmente perché il film di debutto di Dafano e Della Grotta è un film d’animazione incredibilmente curato e innovativo (almeno nel panorama nostrano) che almeno in teoria apre nuove strade espressive. Certo, fa un po’ di tristezza annunciare come “innovativo” un prodotto che superati i confini patri si troverebbe in ottima e affollata compagnia, basti pensare alla prolificità della Pixar appunto; ma ce ne fossero di più, in Italia, di film come Trash. Che certo nel suo genere non dice o mostra nulla di nuovo, anzi: la storia di per sé è la solita vecchia traccia che insegue la morale dell’inclusività e dell’importanza della buona socialità, declinata per un pubblico meno che adolescente. Il buono sta altrove: sta prima di tutto nell’eccellenza della tecnica, perché da questo punto di vista Trash è un piccolo trionfo secondo solo al bellissimo Gatta Cenerentola di Alessandro Rak di qualche anno fa. Texture, uso delle luci, color correction, fondali: sono tutte eccellenze di un film che non ricorre oltretutto allo stile cartoonesco con particolari scadenti o clichè d’animazione. Un po’ Toy Story, un po’ Cars, un po’ Wall-E, il film racconta di un gruppo di rifiuti vagamente antropomorfi che prendono vita al calar della notte, e che si ritrovano in una sorta di avventura on the road mentre cercano di sfuggire dai Risucchiatori, macchine risucchia-immondizia, che per loro equivalgono alla morte. Per quanto sia affascinante riconoscere durante la storia le strade di Roma, sentirne i suoni, accarezzarne le melodie italiane, Trash è un piccolo orgoglio per il nostro cinema: e anche se narrativamente ci sia poco di cui andare fieri, resta una confezione luminosa e accattivante, ma soprattutto una sapienza affabulatrice tipicamente italiana, che racconta bene anche il poco che c’è. Questo perché i protagonisti del film sono pieni di personalità (e questo dipende dal character design di Andrea Scoppetta), tratteggiati con amore visibile, sorretti da una soundtrack ottima (tra cui anche un brano di Raphael Gualazzi) che conduce dritti fino al finale, passando per dialoghi colmi di senso, anche a più livelli: pur restando un film – anche – per bambini, Trash sembra a tratti diventare un road movie esistenzialista, dove la morale necessaria per il pubblico più giovane non si appesantisce mai e diventa patto etico con i più grandi (glf)
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