PIECES OF A WOMAN

(Regia: Kornél Mundruczó, 2020, con Vanessa Kirby, Shia LaBeouf, Ellen Burstyn, Molly Parker, Sarah Snook)

PIECES OF A WOMAN

Per una coppia di Boston formata da Martha (Vanessa Kirby) e Sean (Shia LaBeouf) la morte della primogenita a seguito delle complicanze del parto in casa è devastante: nei mesi successivi la loro relazione appare consumarsi sull’onda lunga del dolore, mentre il microcosmo che li circonda, con le sue pressioni indotte soprattutto dalla madre di Martha, ebrea sopravvissuta alla Shoah (un’arcigna Ellen Burstyn), appare incapace di funzionare da contrappeso. L’ungherese Mundruczó, al primo film in inglese (che vanta l’intervento come produttore esecutivo di Martin Scorsese ed è passato in Concorso a Venezia 2020), costruisce un elaborato piano sequenza per non consentire allo spettatore il distanziamento nella lunga scena del travaglio che occupa quasi tutta la prima mezz’ora. Ma pur forte del suo virtuosismo, non appare reggere alla prova delle ambizioni. I “frammenti di donna” del titolo rimandano in modo dichiarato (anche nelle interviste dell’autore) all’archetipo cassavetesiano di Una Moglie (A Woman Under The Influence), con Vanessa Kirby che adegua la sua recitazione all’intento. E se il film riesce anche a suscitare qualche domanda sul modo in cui i protagonisti vengono trascinati dalle circostanze, dà nondimeno idea di fornire prontamente tutte le risposte, spesso le più comprensibili (si noti per esempio lo sviluppo della trama secondo la cadenza delle stagioni, che aggiunge una sottolineatura didascalica all’opera), trasformandosi infine in una parabola legnosa sulla liberazione dai propri fantasmi interiori. (dz)

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