BOYS
(Regia: Davide Ferrario, 2021, con Neri Marcorè, Marco Paolini, Giorgio Tirabassi, Giovanni Storti, Isabel Russinova)
The Boys: come gruppo rock hanno avuto successo negli anni Settanta, poi il cantante ha pensato bene di togliersi la vita (sostituito dal fratello) e il favore del pubblico è andato scemando in fretta. Ora hanno tutti passato la sessantina, hanno i loro guai (malattie, problemi finanziari, beghe famigliari), ma un cantante trap propone di fare una cover di una loro hit e rilevare l’intero catalogo di canzoni. Unica incognita: ottenere anche l’assenso della vocalist straniera da tempo eclissatasi. Ferrario, autore fin dagli esordi attento agli umori della provincia e ai saliscendi della vita dei suoi protagonisti, fonde in unità la parabola esistenziale del coming of age (qui il passaggio dalla maturità alla vecchiaia), il road movie e l’elogio dell’amicizia. Il tono vorrebbe essere amarognolo ma tutto, nel racconto delle ultime possibilità di farsi ricordare di una band simil-Nomadi, suona artefatto e un po’ scolorito fin dal principio. La realtà è che non c’è tanto da raccontare e che l’età non porta né saggezza né chiaroveggenza. Meglio del Morrison di Zampaglione, ovviamente, ma il soggetto è claudicante e l’empatia pure. Sarà forse che anche l’orgogliosa consapevolezza del gruppetto di anziani musicisti appare posticcia e datata e il riscatto finale è trito e ritrito. (dz)
Sign In