OLD HENRY
(Regia: Potsy Ponciroli, 2021, con Tim Blake Nelson, Scott Haze, Gavin Lewis, Stephen Dorff)
Si è ritirato a fare l’agricoltore e a crescere il figlio adolescente dopo la morte della moglie, dieci anni prima, ma Henry ha dei trascorsi da criminale con cui non vorrebbe più avere a che fare. Suo malgrado si ritrova invischiato in una guerra non sua ed è costretto a ritornare alle vecchie maniere, quelle forti, contro una banda di fuorilegge senza scrupoli. Le sorprese non mancheranno. Se oggi si vuole rimettere mano al vecchio West, tanto vale cominciare dall’ultimo dei grandi(ssimi), Unforgiven di Clint Eastwood: e infatti il vecchio Henry è ieratico come William Munny e ha una situazione di partenza molto simile alla sua. Ma col procedere della storia si capisce che Potsy Ponciroli, che ha scritto e diretto il film, non è solo ossequioso o diligente. Old Henry è uno dei più riusciti omaggi al genere per la capacità di rimettere credibilmente in scena personaggi, temi e motivi ormai cristallizzati, a partire dai duelli faccia a faccia e dai ripetuti climax verbali e psicologici. Ma soprattutto per sapere osare in modo sbarazzino (che per qualcuno sarà oltraggioso) una svolta inaudita che, naturalmente, qui non riveliamo. E se la natura fantasmatica e la statura quasi mitologica dell’eroe è anch’essa ben digerita dai conoscitori del western (si pensi, per restare a Eastwood, al Cavaliere Pallido), Ponciroli sa che non si tratta di far rivivere il filone, ma di farlo balenare per un istante dal buio. Per permettergli poi di rimorire in pace. Non è un merito da nulla e a qualche appassionato potrebbe scappare una lacrimuccia. Strepitoso Tim Blake Nelson nei panni del protagonista. Fuori Concorso a Venezia. (dz)
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