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(Regia: Agata Alexander, 2021, con Thomas Jane, Alice Eve, Rupert Everett, Annabelle Wallis, Alex Pettyfer, James D'Arcy)

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In un futuro molto prossimo il manutentore spaziale David sta andando alla deriva nel cosmo a causa di un corto circuito mentre stava lavorando su una stazione meteo. Intanto sulla Terra le persone sperimentano le difficoltà di coesistere con la sempre più onnipresente tecnologia, tra robot e androidi ma anche umani che hanno ormai raggiunto lo status dell’immortalità al di sopra dei loro simili. Presentato al Trieste Science+Fiction Festival e prima ancora a Sitges, il lungo d’esordio della regista di videoclip Agata Alexander si segnala per un cast di buon livello (Thomas Jane, Alice Eve, Annabelle Wallis, Rupert Everett, Alex Pettyfer). Ma fin dal titolo assume come unico obiettivo quello di fungere da monito per l’uso disinvolto che si fa della tecnologia, mettendo in guardia dai suoi effetti collaterali. Il potenziale drammatico che si vorrebbe dispiegare in un finale dal tono sentenzioso e suadentemente apocalittico viene però in buona parte spento dalla debolezza dei vari episodi disseminati lungo il film, a volte semplicemente modesti e mediocri e a volte decisamente pretenziosi, quando non irritanti (anche se il confronto tra i genitori immortali e la futura nuora mortale ha un suo indiscutibile fascino). Il mélange appare in definitiva irrisolto e poco coinvolgente e a dispetto delle molte ambizioni suona debole anche quando – lo script è stato certamente aggiornato in corso d’opera – fa riferimento all’ennesima situazione pandemica citando un nuovo Coronavirus dal nome di Covid28 (sic). (dz)

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