L’UOMO NEL BUIO – MAN IN THE DARK

(Regia: Rodo Sayagues, 2021, con Stephen Lang, Brendan Sexton III, Madelyne Grace)

L’UOMO NEL BUIO – MAN IN THE DARK

Diversi anni dopo gli eventi narrati nel primo capitolo, ritroviamo il veterano della guerra del Golfo rimasto cieco a causa dell’esplosione di una granata in compagnia di una ragazzina, Phoenix, di cui si prende cura come se ne fosse il padre. L’abitazione dell’uomo finisce nuovamente per essere presa d’assalto da una banda di criminali decisa a rapire la bambina. È solo l’inizio di uno scontro feroce e sanguinario tra il veterano di guerra e i malviventi. L’elemento più interessante del film è il ribaltamento dei presupposti alla base del primo capitolo. Il blind man diviene il personaggio per cui parteggiare e con cui empatizzare, contrapposto agli assalitori che qui rappresentano una minaccia terribile e mostruosa. Non ci troviamo più al cospetto di tre malcapitati ladruncoli precipitati in una situazione più grande di loro, ma con una banda di delinquenti spietati e senza scrupoli. Questo cambio di prospettiva ci permette di vedere il blind man sotto un aspetto diverso, senz’altro più umano e sofferto rispetto al primo film, dove il suo passato tragico e doloroso finiva in secondo piano davanti alla sua furia terribile e implacabile. Un’operazione che ricorda, con i dovuti e necessari distinguo, quella operata da James Cameron in Terminator 2, col cyborg letale e terrificante del primo capitolo trasformato in angelo custode di John Connor. Per il resto, come ogni sequel che si rispetti, troviamo gli ingredienti che fecero la fortuna dell’originale, campione d’incassi a sorpresa in patria nel 2016, moltiplicati all’ennesima potenza. Quindi più violenza, più sangue, più combattimenti corpo a corpo che producono un maggior numero di morti (una vera ecatombe!). Peccato che il film, diretto dall’esordiente Rodo Sayagues, produttore e cosceneggiatore insieme a Fede Alvarez del primo capitolo, risulti meno teso e compatto dell’originale e decisamente meno ansiogeno e claustrofobico. Gli appassionati del genere avranno comunque di che divertirsi nonostante la mancanza di originalità e un canovaccio piuttosto prevedibile e ripetitivo. Il titolo italiano del film, in originale Don’t Breathe 2, risulta abbastanza goffo e rischia di confondere il pubblico dal momento che il primo capitolo da noi era intitolato Man in the dark. A questo punto, visto che Don’t Breathe o la sua traduzione letterale Non Respirare non era stata presa in considerazione per l’originale, tanto valeva intitolarlo Man in the dark 2.(bs)

voto_3