LA PERSONA PEGGIORE DEL MONDO
(Regia: Joachim Trier, 2021, con Renate Reinsve, Anders Danielsen Lie, Herbert Nordrum)
Alla boa dei trent’anni, Julie è ancora alla ricerca della sua dimensione personale. Ha cambiato studi e percorsi più volte in preda a folgorazioni e ripensamenti, e con le vicende sentimentali non va tanto meglio: si mette col fumettista Aksel che in fondo, essendo più grande di lei, vorrebbe un figlio, ma a una festa dove si è imbucata con molta faccia tosta conosce anche Eivind, col quale pare avere più di qualcosa in comune. Ma il tempo passa e Julie vede sempre più nubi sul presente e sul futuro. Il quinto lungometraggio del regista norvegese Joachim Trier di cui in Italia si erano in passato visti Segreti di Famiglia (2015) e Thelma (2017) racconta una deriva sentimentale e personale della giovinezza come se ne sono già viste parecchie nel cinema indie. Ciò che lo rende interessante non sono certo i molti (12 sono troppi, diciamolo) capitoli in cui è diviso (con l’aggiunta anche di un prologo e di un epilogo) con il rischio della lungaggine e della ripetizione. È semmai l’abilità, indubbiamente accattivante, con cui sa attraversare e ibridare i generi e gli stili, passando per la commedia romantica e alcuni accenni di morbido surrealismo. Soprattutto, riesce a sbozzare caratteri e personaggi di cui allo spettatore importa sul serio, e non necessariamente per banali motivi di identificazione generazionale. Ottimi gli interpreti, a cominciare dall’elegante Renate Reinsve (migliore attrice a Cannes) nel ruolo della disorientata protagonista. (dz)
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